Cercano l’avventura e spesso trovano la morte. Oppure vengono rapiti, o ancora, restano vittime di incidenti gravissimi. La triste giornata di ieri, che ha registrato l’incidente mortale in Bolivia costato la vita a tre turisti italiani e un secondo dramma verificatosi in Valtellina, dove sono morti quattro scalatori, non rappresenta più un’eccezione. A volte, purtroppo, si va incontro alla cattiva sorte coscientemente, scegliendo di andare in vacanza in zone a rischio, senza precauzioni, improvvisando, senza informarsi. Le conseguenze sono drammatiche per i turisti che si avventurano nelle “giungle” del mondo e per le loro famiglie, ma “costano”, e caro, anche allo Stato italiano, che si trova a dover intervenire per riportare a casa i nostri connazionali. Non è un caso se da anni aleggia una proposta, mai approvata, lanciata nel 2009 dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, che prevede di far pagare la “leggerezza” compiuta allo stesso turista imprudente, il quale dovrebbe farsi carico delle spese sostenute dallo Stato italiano nel caso in cui il cittadino sequestrato non abbia rispettato le cautele suggerite dal ministero degli Esteri. Un modo per prevenire e indurre a riflettere prima di imbarcarsi per luoghi remoti e pericolosi. C’è chi, dilettante, sceglie di scalare la montagna ostica per non fare mai più ritorno a casa; chi si reca a pochi chilometri da bombe che esplodono; chi, ancora, sceglie luoghi noti per facili omicidi e rapine; o chi si avventura in vacanze organizzate da tour operator non in grado di garantire spostamenti sicuri o mezzi di trasporto decenti. I casi sono tanti, troppi e in crescita...
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