Siamo nel Sahel, quella fascia di Africa sub-sahariana che si estende dal deserto del Sahara a nord alla savana sudanese a sud e dall’Oceano Atlantico a ovest al Mar Rosso a est. Una parte di Africa che nella sua povertà estrema racchiude una ricchezza infinita, quella di una cultura millenaria che si tramanda di generazione in generazione attraverso le cerimonie tradizionali e le feste rituali. Un pezzo di mondo caratterizzato dai colori caldi e rassicuranti e dal profumo di umanità che si respira su strade polverose dimenticate da Dio e dagli uomini, talmente intensi da sembrare irreali. Ebbene, in questa vasta area che occupa circa 1/10 del continente si trova il Ciad, uno dei paesi meno popolati - e anche meno battuti - di tutta l’Africa.
Una delle ragioni che possono spingere a visitare il Ciad è la possibilità di assistere al Gerewol, la festa tradizionale dei pastori Wodaabe (appartenenti al gruppo etnico Peul o Fulani) che nel mese di settembre, sul finire della stagione delle piogge, si radunano sul bordo meridionale del Sahara per esibirsi in una danza di guerra preceduta da un corteggiamento rituale.
I Woodabe, noti anche come pastori M’Bororo, vivono nel nomadismo e si spostano con il loro bestiame dal sud del Niger al nord della Nigeria, dal nord-est del Camerun al sud-ovest del Ciad, spingendosi fino alla Repubblica Centrafricana e alla Repubblica Democratica del Congo. Spostamenti importanti non vi pare? Mettiamola così, anche a loro piace viaggiare, non solo a noi!
I Woodabe sono rinomati in tutta l’Africa subsahariana per la loro bellezza che gli stessi ritengono un dono della divinità. Gli uomini, alti e slanciati, hanno gli occhi grandi, la fronte alta, i denti bianchissimi e il portamento elegante; le donne, dai lineamenti estremamente dolci, risultano ancora più attraenti ingentilite da gioielli e monili. Entrambi i sessi mostrano con fierezza le cicatrici sul volto e ai lati della bocca che oltre a essere il segno dell’appartenenza a un determinato clan, li proteggono dagli spiriti malvagi.
La festa rituale del Gerewol diventa l’occasione per i Woodabe di mettersi in mostra e sfidarsi in un vero e proprio concorso i cui vincitori vengono proclamati da una giuria composta dalle tre donne più belle e desiderate della tribù.
Nella prima fase della cerimonia, chiamata Yakee, i Woodabe si truccano, si vestono e danzano in cerchio mettendo in risalto le loro peculiarità per essere scelti dalle donne nubili come mariti. I criteri per giudicare la loro bellezza sono il bianco degli occhi, la linea dritta del naso e il colore dei denti, tutti aspetti accuratamente enfatizzati con il trucco: argilla rossa sul viso, eyeliner sugli occhi, rossetto sulle labbra e penne di struzzo bianche tra i capelli – rigorosamente rasati all’attaccatura della fronte con le chiome annodate in treccine - per apparire ancor più alti.
Alla Yakee, di estrema dolcezza, segue il Gerewol, una danza di guerra fatta di impressionanti volteggi e rotear di spade che sottolineano le capacità belliche dei candidati generando un effetto scenografico di indicibile bellezza.
Al termine della gara le ragazze più belle si fanno avanti, timidamente, accompagnate dagli anziani del villaggio e scelgono il loro compagno, per una notte o per tutta la vita.
E qui lascio spazio alla vostra immaginazione perché io, con la mia, sono lì già da un po’…
Diana Facile