Sono tanti i nomi di personaggi famosi d’Etiopia, molti dei quali intrisi di leggenda.
La Regina di Saba e l’Arca dell’Alleanza
La storia del grande Impero etiopico è intrisa di leggenda: gli scrittori del passato narrano di Makeda, nota come la Regina di Saba e fondatrice di Axum, il grande regno pre-cristiano la cui magnificenza era paragonata a quella dei grandi imperi dell’epoca.
La Bibbia narra che la bellissima Regina di Saba, incantata dai racconti sulla grande saggezza di re Salomone, decise di andare a rendergli omaggio portandogli molti doni dalla sua terra. Secondo una delle tante leggende etiopiche, re Salomone mise alla prova la bella regina facendole promettere di non toccare acqua nel corso di un banchetto a base di cibi speziati; se avesse infranto la promessa, come poi avvenne, avrebbe dovuto passare una notte d’amore con il re.
Dall’unione di Saba e Salomone nacque Menelik che durante una delle visite al padre trafugò l’Arca dell’Alleanza contenente le tavole della legge per mezzo delle quali avrebbe diffuso la verità di Dio tra i suoi popoli. Menelik è ritenuto il capostipite della dinastia salomonica che regnò in Etiopia fino ai giorni d’oggi.
La leggenda di Prete Gianni
Principe mongolo e re cristiano discendente dei Re Magi, Prete Gianni fu cercato in Oriente prima e in Africa poi. Il viaggio, la magia, la fiaba e la potenza di questo racconto hanno acceso la fantasia di Papi, re, imperatori, viaggiatori, mercanti e letterati di ogni dove, rendendolo leggendario.
La prima notizia di Prete Gianni risale al 1145 quando Ugo, vescovo di Gabala in Armenia, parla a papa Eugenio III di un principe cristiano proveniente dall’Asia che aveva combattuto contro i Turchi in Persia. L’idea inizia ad affascinare i potenti dell’epoca che lo pensavano come un possibile alleato nella guerra contro i musulmani.
Il tutto è alimentato da una lettera inviata nel 1165 dal mitico prete a Manuele I Commeno, Imperatore Romano d’Oriente, che descriveva il suo regno con domini immensi, definendosi Signore delle tre Indie: scriveva di possedere un immenso palazzo fatto di gemme cementate d’oro con una corte che contava almeno 10.000 invitati alla sua mensa.
Al suo servizio - sottolineava nella missiva – c’erano 7 re, 62 duchi e 365 conti che fungevano da camerieri. Tra i suoi sudditi non annoverava solo uomini, ma anche nani, folletti, giganti, ciclopi, centauri, minotauri, esseri cinocefali, blemmi (creature acefale con il viso sul petto), esseri con un unico e gigantesco piede che si muovevano strisciando sulla schiena facendosi ombra col loro stesso piede (abitudine da cui deriva il nome di sciapodi) e così via. I suoi domini contenevano tutto il campionario di esseri favolosi di cui hanno parlato le letterature e le leggende medioevali.
Da quel tempo non c’è viaggiatore che non affermi di aver avuto notizie su Prete Gianni: Marco Polo è la fonte più autorevole al riguardo.
In tutti i racconti sull’epoca delle Crociate emerge la presenza di questo straordinario personaggio: per oltre 500 anni la leggenda circolò per l’antica Asia e giunse in Etiopia. Furono in molti a scrivere del prete e della terra evangelizzata da San Frumenzio: fra Mauro, frate camaldolese, fece disegnare dai suoi emissari i confini e le province dell’Impero del Prete; infine i portoghesi approfittarono di questa via per i commerci e provarono a incontrare la leggenda.
La leggenda dell’Arca dell’Alleanza avrebbe lo scopo di consolidare il potere teocratico dell’imperatore, riconoscendo alla chiesa copta una posizione di supremazia rispetto alle altre chiese cristiane.
Arthur Rimbaud
Con quali occhi l’angelo caduto e ribelle avrà guardato questa spiaggia desolata dove ancora oggi pigri cammellieri giocano a dama araba con gli escrementi tondi e secchi dei loro animali?
E poi scrisse ancora.
L’aria marina mi brucerà i polmoni, i climi sperduti mi abbronzeranno. Tornerò con membra di ferro, la pelle scura, l’occhio furioso.
Questi sono versi di Arthur Rimbaud (1854-1891) che sotto il regno di Menelik visse, viaggiò e lavorò tra Yemen, Gibuti, Eritrea ed Etiopia. Ad Harar, nel 1880, commerciava caffè, avorio, pelli e oro importando invece da Lione tessuti, qualche chincaglieria e armi per l’esercito di Menelik.
Ritornò in Francia nel 1891 a causa di una ferita alla gamba e lì morì, con atroci sofferenze. La sua storia incredibile nelle terre africane creò una figura quasi leggendaria nella Francia del tempo ed è anche grazie a tali peripezie che la sua lirica divenne uno dei capisaldi della poesia francese di tutti i tempi.
Hugo Pratt
Hugo Pratt (1927-1995) e le sue opere furono influenzate in maniera importante dall’Etiopia.
Trasferitosi nel 1940 insieme alla famiglia sul monte Entoto, nella prima periferia di Addis Abeba, si arruolò nella polizia coloniale che aveva il compito di reprimere i banditi ribelli (shifta), figura quest’ultima che l’affascinò notevolmente e che spesso ripropose nei suoi fumetti. Nel 1941, in seguito all’arrivo delle truppe britanniche, iniziò a vagabondare per la Dancalia a dorso di cammello, poi si spostò in Somalia, all’epoca di dominazione italiana.
Il suo personaggio più celebre è sicuramente Corto Maltese: in un episodio ambientato nello Yemen nel 1918 incontra Cush - guerriero dancalo, figlio del deserto, fiero e indipendente, dedito alla sua religione e al Corano – con cui stringerà amicizia e che lo affiancherà nel ciclo Le Etiopiche.