Il Bhutan non ha bisogno di presentazioni perché si racconta da sé: il solo nome evoca paesaggi incredibili e architetture pittoresche che respirano la cultura buddhista tra le montagne dell’Himalaya. La sua popolazione si distingue per il senso di ospitalità e per il saper vivere che gli sono valsi il titolo di paese della felicità. Le ragioni per visitare il Bhutan sono parecchie: vediamone insieme qualcuna.
Una cultura impregnata di buddhismo
La vita in Bhutan è impregnata di buddhismo e i suoi abitanti vi si rapportano con grande rispetto: il paese conta all’incirca 2.000 monasteri-fortezze (noti come dzong, la maggior parte dei quali risalenti al XVII secolo) e numerosi Chörten (gli stupa eretti in memoria dei grandi maestri) dove i fedeli si recano per deporre le loro offerte. Appollaiati sulle montagne, sono uno più sorprendente dell’altro.
Il fervore religioso è parte integrante della vita quotidiana e si percepisce nei rapporti con la popolazione locale, tra le più accoglienti e calorose al mondo.
Uno scrigno in cui la natura fa da padrona
Tra le ragioni per visitare il Bhutan c’è la natura, a dir poco maestosa: cime innevate che superano i 7.000 metri d’altezza, praterie ad alta quota disseminate di papaveri blu dell’Himalaya, rododendri che si alternano ai cipressi (l’albero nazionale), fertili vallate su cui pascolano i placidi yaks (bovidi diffusi sugli altopiani del tibet), le risaie a terrazza che sembrano quadri d’autore… e potremmo andare avanti all’infinito!
La metà del paese – di cui tre quarti sono ricoperti di foreste, considerate risorse di salute spirituale – è stata dichiarata superficie protetta: il 2 giugno di ogni anno tutti i bhutanesi devono piantare un albero e nel rispetto dell’ambiente è vietato l’uso di pesticidi, il che ne fa il paradiso della biodiversità.
Il popolo più felice al mondo
I sorrisi degli abitanti, felici e fieri di condividere la loro identità e i loro tesori, accolgono il visitatore con una sferzata di buonumore.
I monaci avvolti nelle tuniche color porpora, i bambini sulla strada diretti a scuola e le donne che lavorano nei campi sembrano tutti avvolti da un’aura di serenità: la sensazione che in Bhutan regni l’armonia sotto gli occhi compiacenti di Buddha è forte, ma c’è di più.
Negli anni Settanta del secolo scorso il principe Singye Wangckuck instaurò il principio della felicità interna lorda volto a mettere il benessere del popolo al centro dello sviluppo del paese attraverso la promozione della cultura e la protezione dell’ambiente.
Un paese fuori dai circuiti battuti
Per restare isolato dal mondo esterno e non permettere alla globalizzazione di compromettere i suoi valori, il Bhutan ha disposto l’ingresso di una quota limitata di visitatori che si attesta sui 100.000 l’anno.
Per evitare troppe richieste, le autorità hanno imposto una tassa giornaliera che frena l’afflusso del turismo di massa e preserva la tranquillità, la calma e la possibilità di godere il momento presente, senza fretta: il giusto prezzo dell’autenticità.
I festival monastici, un’esplosione di colori
Le feste in Bhutan si vivono a 360 gradi: non si tratta solo di balli al ritmo di trombe e percussioni o di performance artistiche di alto livello – con gli interpreti dal volto coperto da maschere in legno, bronzo o cartapesta – ma dell’atmosfera che si respira durante le cerimonie.
Famiglie intere indossano l’abito tradizionale - la kira per le donne e i go per gli uomini – e raggiungono i monasteri per celebrare i tsechus, le feste religiose, trasportati dal vortice di musiche e colori senza eguali.
Indubbiamente una delle ragioni principali per visitare il Bhutan, cosa ne dite?
Diana Facile
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