Via della Seta (Karakorum high-way, dal Pakistan nord-occid. alla Cina- 1996). Pakistan - Parte I°
Il nome “Via della Seta” fu dato dallo studioso tedesco Von Richtofen. A Dunhuang, nello Xinyang cinese, la via carovaniera si divideva: una verso nord, l’altra verso sud e si ricongiungevano a Kashgar. La seta fu scoperta dai Romani nel 53 a.C. quando a Carrhae, sull’Eufrate, videro sventolare gli stendardi cangianti dei Parti, ma nessun mercante romano o alessandrino era mai riuscito a comprar seta in Cina e nessun mercante cinese venne a Roma a venderne, il monopolio del commercio era dei Parsi (1). Il primo mercato europeo dove apparve la seta cinese fu quello di Montpellier nel 1333.
Pakistan: vedere una donna in strada è impossibile e quelle rare incontrate erano completamente velate, anche gli occhi. Questa è una terra di “guerrieri”, dato che quasi tutti girano per strada col kalashnikov in spalla e ne sono molto fieri. Sono tribù pashtun con il tipico copricapo di lana. Parlare loro, per una donna, non è corretto e neanche dar loro la mano in segno di saluto o guardarli negli occhi. Questo in pubblico. Ma se rimango sola con un uomo lui inizia a farmi complimenti sui vestiti, anche se informi e castigati. Soprattutto i giovani sono più aggressivi nello sguardo, cercano di farmi sentire “impudica”. I ragazzini al mercato cercano di “toccarmi”. Con gli anziani invece si può conversare piacevolmente. In taxi visitiamo la valle del fiume Swat fino a Kalam, con abitazioni in legno a 2070 m. abitato da popolazione Kohistana (terra di montagna). Qui nacque il buddismo tantrico che poi si diffuse in Ladak e in Tibet nel VII° sec. Gli uomini sono pastori Gujar. Nella zona di Gilgit c’è il grande Buddha di Kargah, del VII° sec. d.C. scolpito nella roccia. Noleggiamo una jeep con un giovane autista Alì, e scorrazziamo per tutte queste vallate a strapiombo sul fiume Indo. La strada sterrata è molto stretta, ad ogni curva sembra di precipitare nel vuoto. Attraversiamo la Valle degli Hunza che si dicono discendenti di Alessandro Magno (Sikander). La loro lingua è burushaki. Il forte di Altit ha quasi mille anni. Alcuni jak spuntano dietro le rocce quando camminiamo per raggiungere il ghiacciaio Hoppar a 3500 metri. Le montagne che circondano queste vallate sono giganti bianchi, immobili eppure sempre diverse: bianche di neve, sferzate dal vento o luccicanti al sole, misteriose tra la nebbia e declinanti in ghiacciai. La Karakorum Highway è come una lunga cicatrice nel loro fianco. Arriva al Passo Kunjerab, confine con la Cina, a 4700 m. Fu aperta al turismo nel 1986. Molti uomini sono morti nel costruirla negli anni Sessanta, dopo la guerra tra Cina e Pakistan. Infatti è chiamata la “strada dell’amicizia”. Percorrerla in auto dà la sensazione di violare queste valli e queste montagne. La presenza umana è quasi fuori posto, un ingombro. E le montagne si vendicano con le innumerevoli frane che troviamo lungo strada. I camionisti cinesi hanno spesso il vetro del parabrezza rotto, così viaggiano con in testa un casco!
Come molti viaggi è un percorso dell’anima oltre che del corpo, con i sensi attenti ad assorbire tutto ciò che ci circonda. Per me, cittadina del mare, abituata al suo odore, fragore, rollio, non è semplice “fare amicizia” con questi giganti bianchi. A volte m’incombono sulla testa con tutta la loro mole, a volte m’incantano per la loro purezza ed eleganza. Ad ogni curva una nuova vetta. E ad ogni precipizio un tuffo al cuore!
Nota 1:
In Cina la seta era lavorata già 3000 anni fa ed era monopolio delle dinastie cinesi, chi svelava a stranieri i segreti della produzione era punito con la morte. Iniziò ad essere esportata verso la fine III° sec a.C. alle popolazioni nomadi delle frontiere settentrionali che la esportavano poi verso altri popoli dell’Asia interna.
Testo e foto di Letizia Del Bubba
[caption id="attachment_10720" align="alignnone" width="858"]