I Dan e la Danza sui Trampoli della Costa d’Avorio

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Tra i paesi dell’Africa Occidentale, la Costa d’Avorio si è distinta fin dai tempi dell’Indipendenza come un miracolo economico che si è tradotto esteticamente nell’architettura verticale di Abdijan e nella Basilica di Nostra Signora della Pace di Yamoussoukro, stupefacente copia di San Pietro in Vaticano, che si eleva per 158 metri attestandosi come la chiesa più alta al mondo. Il capolavoro architettonico fu edificato tra il 1985 e il 1989 per volontà del primo presidente ivoriano Houphouêt-Boigny, autore del connubio tra il capitalismo di origine occidentale e i valori tradizionali e culturali che lo rendono un paese particolarmente interessante dal punto di vista folkloristico ed etnografico.

I Dan e la rituale Danza sui Trampoli

In Costa d’Avorio convivono ben sessantadue gruppi tribali tra cui quello dell’etnia Dan che si concentra nella regione di Tonkpi, al confine con la Guinea e la Liberia. Si tratta di una società organizzata in lignaggi patrilineari in cui l’anziano riveste ancora un ruolo di primo piano e il culto degli spiriti e degli antenati continua a essere al centro di pratiche arcaiche – ma non per questo abbandonate – come la Danza sui Trampoli, carica di misticismo e suggestioni, dove la maschera funge da intermediario tra il mondo degli uomini e quello ultraterreno.

Il rituale si svolge al tramonto, quando le case e i cortili sono immersi nella luce del crepuscolo, e coinvolge l’intera collettività: ad aprire lo spettacolo, un coro di ragazzi che cantano e dondolano seguendo il rullo dei cinque tamburi suonati da giovani percussionisti cui si unisce la ragazza più attraente del villaggio che si muove al ritmo incalzante della musica, alternandosi con altri danzatori che con i loro gesti e movimenti evocano la bellezza femminile.

Segue l’arrivo del capo villaggio e degli alti dignitari che si accomodano tra il pubblico, decretando l’inizio ufficiale dello spettacolo: gli ultimi a entrare in scena sono i danzatori sui trampoli che nei loro costumi tradizionali non sembrano essere nemmeno umani. Indossano maschere di rafia intrecciata ornate di fronzoli che penzolano dalla bocca e portano sul capo conchiglie di ciprea e campanelle, mentre il corpo è coperto da un’ampia gonna in fibra di palma rappresentante la foresta selvaggia e un mantello di stoffa che simboleggia la società civilizzata, evidenziandone la funzione di mediatore tra i due mondi.

La danza continua vorticosa tra le acrobazie dei trampolieri che si fanno sempre più ardite e spettacolari: tra un volteggio e l’altro, si librano in aria con i trampoli sulle teste e riatterrano, rigorosamente in piedi, per poi avvicinarsi al capo e ai nobili del villaggio che li ricompensano con doni di cibo o denaro.

Prima di potersi esibire in pubblico, i giovani Dan devono sottoporsi a un periodo di preparazione – meglio nota come iniziazione - che dura dai tre ai cinque anni durante i quali imparano a comunicare con gli spiriti degli antenati che li guideranno durante l’esecuzione della danza sui trampoli.

Diana Facile

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