Il Mondo alla fine del Mondo (Argentina 2002: Terra del Fuoco e Patagonia)
Ushuaia: siamo sul Canale Beagles dove in lontananza si scorgono le Ande. Più a sud di qui c’è solo l’Antartide. Questa città nel 1884 divenne una colonia penale, poi dal 1950 un’importante base navale ed in seguito meta turistica. Il capitano Achab e Moby Dick potrebbero aver vissuto in questa terra. La mattina, prima dell’alba, con la giacca a vento sopra il pigiama, gli scarponi, e il cappello, volo in riva al canale dove sorge il nostro piccolo hotel, con la mia macchina fotografica. Ci sono le oche montane, cauquen, mentre il sole tinge lentamente il cielo. Ho le mani congelate ma continuo a scattare! Visitiamo il parco nazionale della Terra del Fuoco, qui gli indigeni Yaman tenevano i fuochi sempre accesi, anche sulle canoe, perché era molto difficile accenderli, data l’umidità. Essi riuscivano a vivere seminudi cibandosi con la carne molto grassa dei leoni marini che abitano questi luoghi e cospargendosi il corpo col loro grasso. Quando arrivarono i bianchi e decimarono i leoni marini gli indigeni non riuscirono più a sopravvivere. Uccelli marini, dighe di castori e caranca, oche bianche e nere. Col battello navighiamo sul canale e scorgiamo gli scogli affollati di leoni marini, maschi e femmine coi piccoli. Avvistiamo il faro della Fine del mondo di Julius Verne e i cormorani roquero, cioè delle rocce.
Prossima tappa è El Calafate sul lago Argentino, in Patagonia. Deve il nome agli arbusti di una pianta usata da Magellano per calatafare le sue navi. L’acqua del lago è turchese, perché ci sono innumerevole particelle di ghiaccio. Arriviamo al ghiacciaio Perito Moreno dopo una lunga traversata in mezzo alla steppa. Qui un tempo sorgeva un’hacienda enorme di un uomo che morì presto e lasciò tutto alla sua giovane moglie, Sara Brown, che continuò a dirigerla meglio del marito. Divenne amica di tutti i capitani di nave che passavano da queste parti e da cui si faceva portare marmi, alabastri e ferro battuto per lo splendido palazzo che si fece costruire a Punta Arenas, in Cile. Il ghiacciaio è lungo 1600 km e alto 60 mt. con le forme dei pinnacoli aguzzi color dell’indaco cangianti al sole. In barca, sotto il ghiacciaio, possiamo udire i suoi scricchiolii. Il giorno dopo navighiamo lungo il ghiacciaio Upsala, sull’acqua a tratti compaiono alti iceberg da mille riflessi viola-azzurrini, sculture perfette. Non pensavo che il ghiaccio potesse dare emozioni così forti. Sbarchiamo in un vasto spiazzo abitato dai cavalli dell’hacienda Cristina dove pranziamo.
In aereo raggiungiamo la Penisola Valdez, e, a Punta Piramide ci imbarchiamo. Ad un tratto appaiono due grandi cetacei, ci passano sotto la barca e riappaiono a circa quattro metri da noi come per giocare. La grande coda eretta sulle onde, poi un grande sbuffo d’acqua e sono bagnata dalla testa ai piedi. Il capitano mi guarda e ride beffardo! Le balene sono arrivate qui a maggio per partorire, ora insegnano a nuotare ai loro piccoli, a novembre emigreranno per mari più profondi. Ogni accoppiamento necessita di più di un maschio, così che non si sa mai chi è il vero padre! Sono delle Grandi Femmine queste balene, libere e materne, giocose e premurose. Nonostante la loro mole non incutono alcun timore.
A Capo Delgado c’è ancora steppa dappertutto con un gruppo di guanacho, una specie di piccolo lama che bruca nel pascolo. Scendiamo lungo le spiagge abitate dai leoni ed elefanti marini. A Punta Tombo ci aspetta la pinguineria! I maschi sono già arrivati e stanno sistemando il nido per l’arrivo dell'unica compagna della loro vita. Alcune coppie si sono già riunite, si becchettano amorevolmente il pelo squamoso, alcune femmine dormono con la testa sotto l’ala del maschio. Con molta cautela tocco con un dito il fondo schiena di un pinguino che volta la testa e mi guarda preoccupato. Il pelo è un po’ squamoso ma anche molto morbido. Vorrei portarmene uno a casa!
Testo e Foto di Letizia del Bubba
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