Il MONDO ALLA FINE DEL MONDO - PARTE II°

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Il Mondo alla fine del Mondo  (Argentina 2002. Parte seconda: Buenos Aires)

In tutta l’Argentina vivono 36 milioni di persone, di cui solo 12 a Buenos Aires, fra centro città e provincia, per questo quello che accade qui è importante per tutto il paese. Gli immigrati italiani fondarono il quartiere del Boca, dove sorge anche lo stadio “la bombonera” che ha visto giocare ragazzo Maradona. A parte alcune vie più turistiche con palazzi colorati e gai, il quartiere è sempre fatiscente. Qui sorgeva El Conventito, cioè una grande costruzione dove numerose famiglie d’immigrati vivevano ammassati in attesa di trovare una migliore sistemazione. Nella zona dei docks passeggiamo a lungo sul Rio della Plata, dall’altra parte del fiume sorge Montevideo. In questo fiumi dagli arei i militari buttavano i corpi dei desaparecidos durante la dittatura. Qui vediamo ristoranti di lusso e uffici, chiusi a causa della crisi economica, e la prestigiosa e costosa Università Cattolica di Buenos Aires. Acquisto un CD di Astor Piazzolla e un caffè da Tortoni non può assolutamente mancare. Si può trascorrere delle ore ad osservare il via vai continuo di gente che s’incontra qui, conversano, fumano, bevono, qualcuno se ne va e arriva subito qualcun altro a prendere la sua sedia. Una sera decidiamo di cenare in un locale che si chiama il Vejo Almacen e di goderci uno spettacolo di tango. La parola tango è di origine africana, in alcuni dialetti africani infatti significa “luogo di riunione”. Inoltre è onomatopeica perché tan-go imita il suono delle percussioni usato dagli africani nei loro balli, in particolare nella danza chiamata Candombe. Ma il tango deriva da molte danze, una ad esempio è la Milonga, una danza accompagnata da voci e chitarre, ballata dai gauchos. Quando nel XIX° sec. a Buenos Aires arrivò il teatro spagnolo, le musiche e danze andaluse si mischiarono alle danze locali. Poi arrivarono gli immigrati italiani e la loro musica. Nei postriboli vicino al porto si sviluppò così questo ballo particolare, inizialmente danzato solo dagli uomini perché ritenuto indecente per una donna. Nel primo ventennio del XX° sec. il tango arrivò a Parigi e nella città più “libertina” del mondo ebbe un gran successo. Iniziarono le feste tango e la moda si diffuse in Italia, Germania, Inghilterra. Il tango non si balla, lo si interpreta. E’ gaio e triste alternativamente, ha un che di melanconico e di gioioso. Le ballerine sono belle, le loro gambe sode e ben tornite svettano in modo vertiginoso da tutte le parti. I ballerini sono attenti e precisi, sorridenti o aggrottati. Veder ballare il tango è proprio un’emozione. Il giovedì pomeriggio partecipiamo ad una manifestazione delle Madres de Plaza de Majo davanti alla Casa Rosada, centro del potere. Ogni giovedì vengono qui, coi loro fazzoletti bianchi in testa, a chiedere giustizia per i loro figli, figlie, mariti, nipoti, fratelli, spariti, “desaparecido”. Chiedono che i responsabili della sparizione di circa 30 mila persone siano giudicati da un tribunale argentino. Alcuni sono stati arrestati e condannati soprattutto per il sequestro dei figli dei desaparecidos regalati o venduti a famiglie di militari. Altri sono indagati dalla magistratura spagnola che aveva già chiesto l’estradizione, negata nel 1999. A luglio 2003 fu annunciato che la Camera dei Deputati aveva deciso di annullare le leggi di amnistia con le quali il Presidente Alfonsin, a metà degli anni Ottanta, aveva chiuso i processi in corso. Mi avvicino a queste donne meravigliose, che denunciarono al mondo la dittatura nel 1984, le abbraccio, dico loro quanto siano importanti e le ringrazio di esistere e di essere così forti. Insieme alle Madres sfilano anche uomini e donne di ogni età, contro la politica che sta affamando l’Argentina e che l’ha fatta precipitare in un baratro economico inimmaginabile per un paese così ricco e che rappresentava il sogno dei nostri migranti.

Testo e Foto di Letizia del Bubba

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Photo@Credits by Letizia Del Bubba[/caption]

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