Il senso nascosto dei Sakura, i ciliegi in fiore del Giappone

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Sakura è la parola giapponese che corrisponde ai ciliegi del Giappone e ha una valenza molto forte per la società e la cultura nipponica: la sua fioritura, nota come Hanami - che letteralmente significa “guardare i fiori” - è celebrata in tutto il paese tra la fine di marzo e gli inizi di aprile e offre immagini e scorci di vita di una bellezza commovente.

La tradizione dell’Hanami affonda le radici in epoca Nara (710-794) quando i fiori di prugno - importati dalla Cina sotto la dinastia Tong - divennero oggetto di ammirazione da parte del popolo giapponese e poi, nel periodo Heian (794-1185), furono sostituiti dai fiori di ciliegio che divennero il simbolo di un’identità millenaria, emblematica della cultura del Paese del Sol Levante.

Il Sakura è l’erede diretto di un antico movimento estetico-filosofico chiamato Mono No Aware, il “pathos delle cose”, che esaltava la bellezza dell’effimero: malinconia del tempo che passa e apologia della natura, il Mono No Aware rappresentava un invito a meravigliarsi dell’istante presente, effimero e fugace come il Sakura che con i suoi dieci giorni di esistenza incarna l’allegoria perfetta del ciclo della vita e porta con sé un appello all’introspezione. I fiori di ciliegio ricordano che la vita è breve e bisogna approfittare di ogni singolo istante che la stessa ci riserva.

Messaggero della primavera in arrivo, il Sakura simboleggia anche rinnovamento, forza rigeneratrice ed è auspicio di prosperità per il futuro.

Da importante simbolo filosofico durante il periodo Heian, il fiore di Sakura iniziò ad assumere connotazione politica in epoca Meiji (1868-1912) e da lì a poco si affermò come simbolo identitario del paese.

Associato ai giovani soldati che nel corso della guerra civile immediatamente precedente l’inizio del periodo Meiji si erano sacrificati in battaglia in nome dell’Imperatore, il Sakura fu utilizzato dal governo - qualche anno più tardi - per lasciare un segno visivo e distintivo dell’occupazione giapponese sui paesi colonizzati.

Negli anni Trenta del secolo scorso il Sakura ispirò il nome di un partito ultranazionalista noto come Sakurai che si proponeva di ridare all’Imperatore i suoi pieni poteri, ma fu solo durante la Seconda Guerra Mondiale che il fiore di ciliegio divenne a pieno titolo il simbolo dell’identità giapponese.

Apprezzato da secoli dalla popolazione di una nazione lacerata dalla guerra che aveva estremo bisogno di qualcosa a cui attaccarsi, il Sakura fu strumentalizzato dal governo a servizio della propaganda, come evidenzia l’antropologa americana Emiko Ohnuki-Tierney in un’opera sulla militarizzazione dell’immagine del fiore di ciliegio in tempi di conflitti. “L’eguaglianza dei diritti, e di conseguenza l’eguaglianza di fronte alla morte, è stata estetizzata dal simbolo del fiore di ciliegio e utilizzata dai governi come un tropo magistrale per incoraggiare i soldati a battersi fino alla morte”, il che spiegherebbe la ragione per cui il Sakura fu oggetto di numerose metafore nei discorsi politici dell’epoca.

L’Hanami è un momento importante nella vita dei giapponesi ed è vissuto nella condivisione con amici e parenti che sotto una delicata pioggia di petali affrontano il vero viaggio, quello dentro se stessi.

Diana Facile

Hanami, Giappone tra i ciliegidal 27 marzo al 5 aprile 2020, accompagnato da Diana Facile (scopri il viaggio)

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