Il Taj Mahal di Agra, in India: un omaggio all’amore eterno

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L’India è un altro di quei paesi in cui è possibile tornare infinite volte senza esserne mai paghi a sufficienza. D’altronde è risaputo, quando si parla di India, si parla di sub-continente indiano, nome giustificabile non solo per la vastità del territorio ma anche, e soprattutto, per la ricchezza e la diversità etnica, artistica, culturale, religiosa, paesaggistica, storica e gastronomica delle varie sub-regioni.

I motivi che possono spingere a intraprendere un viaggio in India sono quindi numerosi: nel caso di specie ci dedicheremo alla bellezza estetica, espressione di un’epoca e di una cultura, come dimostra la sublime visione del Taj Mahal di Agra, nello stato dell’Utter Pradesh, emblema e quintessenza dell’arte mussulmana in India.

Il Taj Mahal – che letteralmente significa “il Palazzo della Corona” o “la Corona del Palazzo” – fu eretto da Shah Jahan (quinto sovrano dell’Impero Moghul dal 1627 al 1666) in ricordo della sua amata Mumtaz Mahal, l’eletta del palazzo, che morì nel 1629 nel dare alla luce il 14° figlio del regale.

Nel 1631, a due anni dalla disgrazia, Shah Jahan iniziò i lavori per la costruzione del mausoleo che si protrassero ininterrottamente fino al 1648 e richiesero l’intervento, accanto alle maestranze locali, di artisti e artigiani stranieri scelti tra le migliori eccellenze del tempo.

Il magnifico edificio, ornato con delicati motivi floreali in pietre dure policrome, fu realizzato in marmo bianco di qualità superiore alla media proveniente dalle cave di Makrana, a 300 km di distanza da Agra. L’imponente mausoleo, che si erge su una piattaforma larga 250 metri ai cui angoli si innalzano quattro minareti, è parte di un complesso situato nel bel mezzo di giardini e specchi d’acqua secondo la migliore tradizione islamica.

La cupola principale a forma di bulbo che si riflette nell’antistante fontana riveste un significato altamente simbolico: il massiccio plinto quadrato rappresenta il mondo materiale, la cupola circolare la perfezione della divinità e la forma ottagonale della struttura (come figura intermedia tra il quadrato e il cerchio) rappresenta l’uomo come punto di giunzione tra il mondo materiale e quello spirituale.

Alla sua morte Shah Jahan volle essere sepolto insieme all’amata e oggi riposano entrambi nella cripta mentre la camera funeraria, con la luce che filtra dalle inferriate delle finestre lasciando intuire nella penombra i motivi e le decorazioni sulle pareti, ospita due finte sepolture dei sovrani cinte da uno schermo di marmo traforato e incastonato con 32 tipi di pietre semipreziose.

L’identità dell’architetto che progettò il mausoleo dell’amore è tuttora sconosciuta e c’è chi ritiene che non sia opera di un solo uomo ma di un gruppo di esperti coordinati personalmente dall’imperatore.

Il Taj Mahal è stato iscritto dall’UNESCO nelle liste del Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1983 ed è ritenuto, a giusto titolo, una delle Sette Meraviglie del Mondo Moderno.

Diana Facile

 

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