Khiva, Bukhara e Samarcanda, le Città-Oasi uzbeke lungo la Via della Seta

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La Via della Seta è evocativa un po’ per tutti e l’idea di percorrerne anche solo un tratto genera da sempre emozioni e suggestioni di un passato ricco di storia, cultura, miti e leggende: lungo quest’importante rotta commerciale che si snoda per oltre 8.000 chilometri transitavano carovane cariche di spezie, seta, frutta e piante esotiche che facevano tappa nelle Città-Oasi dell’Uzbekistan, fulcro dei contatti e degli scambi tra Oriente e Occidente.

Khiva, Bukhara e Samarcanda sono veri e propri gioielli architettonici che hanno visto alternarsi civiltà diverse e personaggi leggendari come Gengis Khan, Alessandro Magno e Amir Temur, passato alla storia come Tamerlano, il condottiero che conquistò gran parte dell’Asia centrale fondando l’Impero Timuride da cui si sviluppò la leggendaria dinastia Moghul: il Taj Mahal di Agra in India, una delle Sette Meraviglie del Mondo Moderno, si ispira strutturalmente d esteticamente al mausoleo del conquistatore più feroce della storia di cui Christopher Marlowe, nell’opera “Tamerlano il grande”, cantò la brama di dominio, le inquietudini e la crudeltà.

In quest’ambiente prevalentemente desertico che ospita capolavori architettonici dalla bellezza inenarrabile si svilupparono inoltre alcune delle materie scientifiche più affascinanti della storia dell’umanità tra cui l’astronomia, la matematica, la medicina e la fisica.

Khiva è una delle città più antiche di tutta l’Asia, un miraggio tra i paesaggi brulli del deserto fondata, secondo il mito, dal figlio di Noé che scavò nella zona un pozzo chiamato Kheivak, da cui il nome del primo sito uzbeko dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Passeggiare tra i suoi vicoli polverosi su cui si affacciano moschee, minareti, scuole coraniche, palazzi e mausolei – testimoni della ricca tradizione architettonica orientale - equivale a un viaggio nel passato di quella che viene definita la “Città Museo” della Via della Seta.

Secondo un antico detto, Samarcanda è la bellezza della terra, Bukhara è la bellezza dello spirito: si tratta infatti della città più sacra dell’Asia Centrale e vanta una storia millenaria e un bagaglio culturale nato e alimentato nel corso dei secoli dalla presenza di artisti, letterati e scientifici che vi transitarono per studiare e insegnare nelle più importanti madrase del mondo islamico.

I suoi edifici, religiosi e civili, sono depositari di una storia che li consegna all’eternità e sono spesso permeati di leggende come quella sulla costruzione del Khanako e della Madrasa di Nodir Divan-Beghi, l’allora ministro delle finanze, situati l’uno di fronte all’altra attorno alla Lyab-i Khauz, la più importante vasca cittadina. Si narra che il ministro fosse solito regalare alla moglie gioielli di cui la donna non apprezzava il valore e lamentava continuamente l’assenza d’interesse da parte del marito. Fu così che Nodir rubò uno degli orecchini donati all’amata e lo utilizzò per finanziare i due edifici: quando lei, estasiata dalla bellezza delle costruzioni, chiese al marito dove avesse trovato i soldi per dar vita a simili capolavori, Nodir le confessò il furto e da allora la donna smise di lamentarsi e imparò ad apprezzare i regali del consorte.

Samarcanda, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni: insieme a Roma e Babilonia è una delle città più leggendarie della storia dell’uomo e con i suoi 2.700 anni di storia affascina da sempre l’immaginario di viaggiatori e mercanti che restano incantati dalla magnificenza degli edifici e dei bazar variopinti colmi di tessuti, ceramiche, tappeti e monili vari, ma anche dai sapori intensi e dal profumo di spezie e d’Oriente che aleggia nell’aria, alla portata di tutti.

La sensazione di trovarsi tra le pagine di qualche racconto del Milione di Marco Polo è forte e la voglia di partire alla scoperta di questo tratto della Via della Seta è davvero tanta...

Diana Facile

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