LA STORIA DELLA NAMIBIA

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La Namibia è stata per anni parte integrante del Sudafrica, la storia pertanto riguarda la nascita del Sudafrica. Conoscerla è fondamentale per capire i sentimenti che accompagnarono i pionieri nelle loro esplorazioni e nelle loro esplorazioni e nel loro durissimo viaggiare, che in parte sono all’origine del nazionalismo che caratterizza ancora oggi le popolazioni bianche sudafricane e namibiane.

Gli esploratori e i mercanti portoghesi già dal XV avevano battezzato questa terra come base per il rifornimento di provviste fresche e di acqua per le navi. Ma accadde che nel 1648 l’Haarlem, una nave olandese, naufragò nei pressi di Capo di Buona Speranza e gli uomini dell’equipaggio dovettero vivere in quelle lontane terre per circa un anno prima che i soccorritori venissero a prelevarli. Le entusiastiche descrizioni che quegli uomini fecero del clima, delle ricchezze del suolo e del defluire continuo dei corsi d’acqua, indussero nel 1652 la Compagnia Olandese delle Indie Orientali ad inviare al Capo tre navi agli ordini di Jan van Riebeeck. In poco tempo van Riebeeck  e la sua gente cominciarono a sistemare a coltivare degli orti e dei giardini, ad organizzare la caccia e ad intraprendere commerci di bovini e ovini assieme agli abitanti del posto. Nel 1684 giunsero in questa colonia altri pionieri inviati dall’Olanda e molte famiglie emigrate dalla Francia a causa delle persecuzioni religiose. Fu questo l’inizio di quell’imponente movimento di popolazione che ha molti punti in comune con quello che avvenne negli Stati Uniti diretto verso le regioni dell’Ovest. Il fiume Zambesi dista circa 2000 km dal Capo di Buona Speranza e per quanto il deserto del Kalahari si estenda per centinaia di chilometri ad occupare la parte centro occidentale della regione, rimanevano pur sempre milioni di chilometri quadrati di terre con elevata altitudine, dal clima temperato e perfettamente adatte ad essere impiegate per lo sfruttamento agricolo e per l’allevamento del bestiame. In alcune zone le terre da pascolo dovettero essere strappate con forza alle popolazioni locali. Gli antichi abitanti di queste terre erano i Khoikhoi ed i Boscimani ed una grande ondata di popolazione Bantu stava avanzando da nord verso sud nel suo movimento di conquista nello stesso periodo in cui i coloni olandesi, detti “boeri”, avanzavano da sud verso nord. I coloni ben presto cominciarono ad essere attratti da ricchezze diverse dall’agricoltura. Inizialmente nessuno sospettava che il sottosuolo della regione fosse ricco d’oro e di diamanti. La voce si sparse nell’agosto del 1685 e il governatore del Capo, Simon van der Stel, decise di guidare personalmente una spedizione per rintracciare il luogo di provenienza del minerale. Questi pionieri del Sudafrica erano esploratori che cercavano terre da possedere per stabilirsi. All’inizio del XVIII secolo la Coloni del capo aveva una popolazione di circa diecimila abitanti: un secolo più tardi era oltre il doppio e in forte aumento. Con la fine delle guerre tra Inghilterra ed Olanda alla fine del XVIII secolo ed all’inizio del XIX, il Capo divenne possedimento inglese. La lingua ufficiale era sempre quella olandese ed in principio i Boeri furono decisamente soddisfatti del cambiamento, non essendo più costretti a vivere sotto il peso delle restrizioni commerciali della Compagnia Olandese delle Indie Orientali.

Trascorsi alcuni anni, quando gli inglesi promulgarono alcune leggi a protezione degli schiavi africani, i Boeri cominciarono ad allarmarsi. Nel 1834 gli inglesi non solo abolirono la schiavitù, ma dettero il loro appoggio alle tribù Bantu che erano state fino ad allora la principale fonte di schiavi. Proprio da questi due fatti, che resero ancora più intenso il desiderio dei Boeri di allontanarsi dalla colonia del Capo, trae origine la “grande migrazione”, iniziata nel 1835. Due anni dopo, migliaia di persone avevano attraversato il fiume sistemandosi in accampamenti. Gli emigrati al di là del fiume elessero loro governatore Piet Retief, discendente di una delle più antiche famiglie di coloni, uomo istruito e lungimirante. Retief si rese conto che, pur avendo conquistata la libertà sulle aperte pianure dell’interno, erano però esposti al rischio di trovarsi isolati dal mondo civile. Decise perciò di guidare quanti della sua gente erano del suo parere, attraverso i Monti dei Draghi verso la regione costiera del Natal. L’impresa fu molto faticosa.

Gli Zulu si erano impadroniti della regione del Natal. Ma la loro naturale attitudine alla violenza e al tradimento, fu poi la causa della  loro rovina: il capo che li aveva guidati a tante vittorie venne assassinato dal fratellastro Dingaan, che divenne il nuovo capo degli Zulu. La grande fiducia che riponeva nella propria posizione di dominio fece sì che in un primo momento accogliesse amichevolmente sia gli inglesi che i Boeri.

Retief era convinto che questa fosse proprio la terra adatta per la sua gente; le fertili vallate erano luoghi ideali per l’agricoltura che per la pastorizia. Chiese a Dingaan la concessione di una vasta zona di terra, il quale acconsentì. Come condizione pose che i Boeri ottenessero per lui la restituzione di un certo bestiame che gli era stato rubato da un’altra tribù. Quando la notizia si sparse, un numero consistente di Boeri cominciò a valicare l’aspra catena di monti. Il 6 febbraio 1838 Dingaan invitò Retef e una quarantina dei suoi uomini ad una festa commemorativa e non appena le vide tutti riuniti, ordinò di ammazzarli. Tutti i bianchi vennero trucidati. Dopo alcuni mesi i Boeri, guidati da Andries Pretorius, attaccarono gli Zulu. Nella feroce battaglia, le forze di Dingaan furono sanguinosamente sopraffatte. I Boeri avevano conseguito il loro scopo che era quello di occupare un territorio bagnato dal mare e di svilupparlo. Le grandi terre vennero chiamate Repubbliche Boere. Il grande esito era finito.

Nel 1878 gli inglesi occuparono il porto di Walvis Bay, attratti dalle immense risorse ittiche del mare, mentre nell’interno del paese imperversavano violente guerre tribali. Nel 1883 il tedesco Adolf Luderitz diede il via al processo di colonizzazione tedesca acquistando da un capo Nama alcuni territori intorno ad Angra Pequena e chiedendo aiuto e protezione al governo tedesco; il cancelliere Bismark informò il governo del Capo (che nel frattempo era diventato dominio inglese) che la zona era diventata un possedimento tedesco e la cittadina di Angra Pequena venne battezzata Luderitz Bay. La conferenza di Berlino nel 1884 ufficializzò l’annessione da parte della Germania dell’intero paese che divenne un protettorato tedesco e venne denominato Africa del Sud Ovest. Iniziò però il malcontento delle popolazioni indigene Herero e Nama che iniziarono ad attaccare i possedimenti e le fattorie dei tedeschi, i quali ad un certo punto si resero conto di non essere in grado di far fronte alle varie insurrezioni; chiesero aiuto al governo centrale di Berlino che inviò ingenti rinforzi militari, spedendo sul posto le tristemente celebri Schutztruppe. I tedeschi per mantenere l’ordine vennero a patti e firmarono diversi trattati con alcuni capotribù, ma il capo della tribù Nama si rifiutò di accettare l’ennesimo accordo e diede inizio alla ribellione. Nel 1903 i Nama si ribellarono in massa, seguiti l’anno dopo, dagli Herero che massacrarono 150 coloni nella loro fattoria; questo episodio fece scattare la spietata repressione tedesca guidata dal generale Von Trotha che soffocò ogni tumulto nel sangue, soprattutto nella tragica battaglia del Waterberg nell’agosto del 1905 dove gli Herero vennero decimati dalle potenti armi tedesche.

Nel 1908 nei dintorni di Luderitz avvenne la scoperta più importante per la storia della Namibia, notizia che si ripercuoterà in tutta l’Africa. Venne trovato il primo diamante. La Germania dichiarò in seguito “zona interdetta” l’area del Namib Desert compresa tra Luderitz e l’Orange river ed iniziò lo sfruttamento della Diamond Area. Nel nord del paese vennero aperte miniere di rame, zinco e piombo, nel sud si sviluppò l’allevamento delle pecore ed un’importante industria laniera e venne ulteriormente ampliata la rete ferroviaria. Questo florido periodo venne però interrotto dalla prima guerra mondiale, che portò la Germania alla sconfitta. Nel 1919 con il trattato di Versailles la Germania fu costretta a rinunciare a tutti i suoi possedimenti coloniali: nel 1920 la società delle Nazioni dichiarò che l’Africa del Sud Ovest apparteneva ora all’impero britannico e, nel 1922, diede mandato al Sudafrica di amministrare il paese, favorendo lo sviluppo di questa terra. Il mandato sudafricano si trasformò invece in una seconda colonizzazione: nel 1928 ci fu una grande migrazione di bianchi alla ricerca di nuove terre. Questi occuparono le zone destinate all’agricoltura ed all’allevamento a discapito delle popolazioni nere che vennero relegate nelle piccole riserve delle zone più aride del paese. Alcuni di loro furono costretti per sopravvivere a lavorare per i nuovi padroni sudafricani, altri nelle miniere. Si trovarono costretti a subire la situazione, poiché l’esercito sudafricano era armato ed organizzato. Il partito nazionalista al potere estese le leggi razziali dell’apartheid all’Africa del sud-ovest ed i rapporti tra l’Onu ed il Sudafrica iniziarono ad essere tesi e tali rimasero fino al 1966, anno in cui l’Onu decise di mettere fine al mandato della Società delle Nazioni dichiarando che prendeva il controllo diretto sull’Africa del Sud-ovest. Nasce i quegli anni lo Swapo (South West Africa Political Organization) che, dall’esterno del paese, diresse la lotta armata contro l’esercito sudafricano. Nel 1973 il consiglio di sicurezza dell’Onu decide di interrompere il dialogo con il Sudafrica. Nel 1978 viene proposto un piano per l’indipendenza del paese.

Il piano non viene però accettato dall’esercito sudafricano ed ha inizio quindi una vera e propria guerra con tanto di interventi militari stranieri e contingenti di pace che durò per anni soprattutto nel nord del paese, ai confini con l’Angola. Solamente nel 1989 con la risoluzione 435 dell’Onu si giunse ad un accordo, l’esercito sudafricano avrebbe lasciato il paese in cambio del ritiro delle truppe cubane dall’Angola. Nel 1989 sotto il controllo dell’Onu si svolsero le prime elezioni libere, che portarono la Swapo alla vittoria.

Il 21 marzo 1990 la Namibia venne proclamata indipendente. Il leader storico della Swapo Sam Nujoma fu eletto primo presidente della Namibia.

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