I popoli della Namibia
Quando si parla di gruppi etnici africani si fa riferimento a due grandi ceppi: Bantu e Niloti. I Bantu originari dell’Africa centrale, nella regione dei grandi laghi, dopo numerose migrazioni e mescolanze con altre genti, occuparono gran parte dell’Africa centrale e meridionale. I loro caratteri somatici sono tipici negroidi, statura medio bassa, corporatura robusta e naso schiacciato. I Niloti originariamente stanziati lungo il bacino del Nilo, hanno tratti somatici più delicati, pelle molto scura e sono di statura più alta; anche i loro discendenti, dopo secoli di incroci e spostamenti, si sono diffusi su tutto il continente. La popolazione nera della Namibia appartiene per l’ 80% al gruppo Bantu, il restante 20% ha origini ottentotte. Ottentotti è il nome attribuito dagli olandesi agli indigeni che originariamente popolavano la zona del Capo di Buona Speranza, Khoi-Khoi il loro nome originale. A questo gruppo appartengono anche i Boscimani che conservano tratti somatici molto simili. Caratteristiche comuni sono gli occhi a piega quasi mongola, colore giallastro della pelle ruvida e rugosa: generalmente sono di corporatura magra, ma le donne spesso hanno sviluppati cuscini adiposi sulle natiche.
Di seguito un elenco dei principali gruppi etnici.
Gli Ovambo sono il gruppo più importante e numeroso del paese; sotto questo nome vengono raggruppate differenti tribù che vivono nel nord della Namibia e nel sud dell’Angola. Si stabilirono a nord dell’Etosha Pan tra il fiume Kunene ed il fiume Okavango. La zona ancora oggi è chiamata Ovamboland. Gli Ovambo praticano un’economia mista di agricoltura, tradizionalmente portata avanti dalle donne, ed allevamento di bestiame. Anche gli Ovambo segono le antiche usanze dei popoli pastori che considerano i bovini simbolo di ricchezza. Un’altra forma di sussistenza per la popolazione è data dalla pesca che viene praticata in alcuni piccoli laghi e corsi d’acqua durante la stagione delle piogge. L’artigianato è molto sentito nella tradizione Ovambo, gli uomini sono molto abili nell’intagliare il legno, mentre le donne confezionano cesti e piatti in paglia. L’organizzazione famigliare è matriarcale la quale alla sua morte le trasmette ai componenti femminili della famiglia.
Gli Herero sono un gruppo di origine Bantu, originariamente pastori ed allevatori di bestiame, che migrarono in Namibia diversi secoli fa. Si stabilirono per circa duecento anni nella regione del Kaokoland prima di scendere verso sud. Si stabilirono nella regione centro nord del paese, dove attualmente vivono. Oggi gli Herero sono circa 130.000 ed anch’essi hanno una suddivisione interna ai diversi gruppi, a seconda della discendenza. Sono stretti parenti degli Himba e parlano il loro dialetto. Nel 1905, durante la colonizzazione tedesca, ci fu una grande rivolta degli Herero, poiché il generale tedesco Lothar Von Trotha soffocò questa insurrezione nel sangue, compiendo il peggiore massacro della Namibia. Malgrado questo, gli Herero riuscirono a rimanere uniti e a mantenere stretti legami di solidarietà tribale. Ad Okahandja, Omaruru e Gobabis vengono organizzati grandi festeggiamenti dove le donne Herero sfoggiano i loro coloratissimi abiti vittoriani.
I Damara sono uno dei più antichi gruppi etnici della Namibia e provengono dalla zona ovest del Sudan, quindi appartengono al ceppo nilotico, anche se l’aspetto fisico può far pensare a ben altro. Sebbene notevoli reperti archeologici riportano ai Damara pastori, si pensa che essi fossero principalmente cacciatori e raccoglitori, dediti anche all’agricoltura.
Nel XVIII secolo furono oggetto di persecuzioni da parte dei Nama e degli Herero. Negli anni settanta venne creato il Damaraland, vasta area a sud del Kaokoland con Khorixas capitale amministrativa. Molti di loro lavorano nelle farms, nelle miniere o nelle città come insegnanti o impiegati. I Damara in prevalenza vivono nella regione centrale. Il loro numero si aggira a circa 120.000 individui e molte autorità politiche sono di etnia Damara. Una curiosità: il loro dialetto (di origine Boscimana) è basato su rumorosi schiocchi della lingua.
I Nama hanno origini ottentotte e provengono del Sudafrica, dalla zona del Capo di Buona Speranza. I Nama si stabilirono nella parte centro-meridionale delle Namibia. I Nama hanno molte affinità con i Boscimani tra cui le origini linguistiche ed alcune caratteristiche fisiche come statura generalmente bassa, mani e piedi piccoli. Hanno un gran talento per la musica, la poesia e la prosa. Le donne sono abili nel cucito, ricamano lenzuola, tovaglie e utilizzano colori accesi con scene di prevalenza rurali. Tipici sono gli abiti patchwork. I Nama si dividono in numerosi sottogruppi. Tra i più importanti il sottogruppo dei Topnaars.
I Topnaar occupano prevalentemente la parte centro-settentrionale del Namib. Costituiscono un ramo dei Nama, ma a differenza dei Nama, i Topnaar trasmettono le loro terre per via ereditaria all’interno delle famiglie. Oggi forse sono il gruppo più emarginato della Namibia. La loro sussistenza è dipesa per secoli dal frutto del Inara, una pianta spinosa del deserto che si procura l’acqua affondando le radici in profondità del suolo. Molti Topnaar sono emigrati a Walvis Bay poiché le loro risorse e terre furono sotto gli interessi di industrie in questa località. Sono principalmente pendolari tra Walvis Bay e Narraville e sono normalmente impiegati nei lavori umili delle fabbriche di pesce. Vivono anche di allevamento caprino.
I Boscimani (San) La comunità conta circa 35.000 individui, conosciuti anche con il nome di San. Sono cacciatori-raccoglitori nomadi per per millenni abitarono le pianure dell’Africa del sud e si ritiene siano stati i primi abitanti della Namibia. Posseggono eccezionali doti di sopravvivenza ed hanno una straordinaria abilità nel trovare l’acqua altre ad essere eccellenti cacciatori con arco e frecce. Oggi vivono nelle aree remote del nord-est e nel deserto del Kalahari in Botswana. Le numerose pitture ed incisioni rupestre esistenti nel paese sono opera dei Boscimani e le più antiche riportano circa a 25.000 anni fa; le più famose sono le White lady nel Brandberg ed il grandioso sito di Twyfelfontein, nel Damaraland. I Boscimani sono artisti inclini alla danza, alla mimica, abili nell’inventare le favole e storie d’amore e ottimi musicisti; un loro tipico strumento è l’arco da caccia a cui viene applicata una cassa armonica solitamente ricavata da una zucca vuota.
Gli Himba Nelle remote zone del Kaokoland nel nord-ovest della Namibia, vive una tribù primitiva di pastori semi-nomadi che conduce un’esistenza ancor oggi fuori dal tempo. Gli Himba vivono in rudimentali capanne costruite con sterpi, fango e sterco di vacca e si spostano in cerca di nuovi pascoli per il loro bestiame (ovini, caprini e bovini). Di corporatura alta e snella, hanno un portamento fiero ed orgoglioso e vestono ancora secondo le antiche tradizioni. Le donne indossano solamente gonnellini di pelle, calzano sandali sottili in cuoio, lasciano scoperti i seni e ricoprono la pelle ed i capelli con uno strato di grasso e polvere di ocra ricavata da una pietra; questo composto oltre a proteggere loro la pelle, dona alle donne Himba il classico color rosso-bruno ed un particolare odore acre. Adornano il loro corpo con particolari monili, bracciali, cavigliere, cinture e grosse collane ricavati dal cuoio a dal ferro ed abbelliti con conchiglie provenienti dalla Skeleton Coast. Portano curiose acconciature che variano a seconda della loro età. Da bambine i loro capelli sono raccolti in due grosse trecce che cadono in avanti ai lati del viso, più avanti, in età fertile le fanciulle si abbelliscono con tante strette e lunghe treccine. Una volta sposate utilizzano una croccia di pelle di capra per ornamento che ferma una parte dei capelli sopra la testa; le trecce vengono impregnate con il fango e con lo stesso impasto che usano per la pelle del corpo. E’ utile portare con sé delle piccole regalie: tabacco, latte in polvere, zucchero, prodotti liofilizzati, che si possono comprare in Namibia prima di entrare nel Kaokoland, chiedendo alla propria guida o comprando a Swakopmund, Outjio o Khorixas. Ricordiamo che queste popolazioni, come del resto tutte quelle tribali o primitive, amano contrattare. Non necessitano di magliette, accendini, plastica…
Gli uomini Himba indossano un gonnellino in pelle e sandali, portano una grossa collana di cuoio e ferro ricoperta di grasso. Gli uomini sposati usano indossare un piccolo copricapo scuro mentre gli scapoli ed i bambini vengono rasati quasi totalmente tranne che per una zona del capo chiamata “il codino dello scapolo”.
I Kavango Il confine a nord tra la Namibia e l’Angola, per oltre 400 chilometri è segnato dal fiume Okavango; in questa fertile regione vivono i Kavango e la città principale è Rundu. Appartengono al ceppo Bantu e provengono dall’Africa dell’Est. Inizialmente si stabilirono in Angola sulle rive del fiume Kwando, per poi spostarsi a sud del fiume Okavango tra il 1750 ed il 1800. I Kavango si stabilirono in cinque diverse tribù, ma solamente due di esse parlano lo steso dialetto ed hanno simili costumi e riti. Ogni tribù ha un suo capo riconosciuto che governa secondo le antiche tradizioni, ma come nella maggior parte dei gruppi etnici del nord Namibia, le famiglie e la vita sociale sono basate su di un’organizzazione matriarcale. In Namibia vivono oggi circa 180.000 Kavango. Sono dediti alla pesca, all’agricoltura di cereali ed alla pastorizia. I Kavango sono abilissimi artigiani ed intagliatori del legno. A Okahandjia vive una grande comunità Kavango.
I Caprivians vivono principalmente nell’estremo nord-est, in quella zona definita la striscia o il dito di Caprivi, tra l’Angola, lo Zambia ed il Botswana. Il capoluogo e centro amministrativo della regione è Katima Mulilo. I Capriviani sono circa 80.000 ed abitano soprattutto lungo le sponde dei fiumi Zambesi, Kwando, Linyanti Chobe dove praticano agricoltura ed allevamento nelle loro farms. Inoltre sono abili pescatori e cacciatori. Durante il periodo delle grandi piogge , quando le loro terre vengono sommerse dalle piene dei fiumi, i Capriviani si spostano utilizzando imbarcazioni in legno simili a canoe.
I Rehoboth Basters e i Coloureads I primi coloni olandesi sbarcarono in Sudafrica, al Capo di Buona Speranza nel 1652 ed entrarono in contatto con gli indigeni khoi-khoi e San. Negli anni successivi, dall’unione di coppie di razze diverse, nacquero i primi bambini con sangue misto e di colr caffelatte, furono chiamati colorati (coloureds) o bastardi (basters). Nel 1868 un gruppo di novanta famiglie di Basters si mosse verso la Namibia e si stabilì nella zona di Rehoboth, novanta chilometri a sud di Windhoek e rimase in quella zona per circa un secolo. Contano circa 70.000 individui e la loro lingua è l’afrikaans. I Coloureds provengono dal Sudafrica e parlano afrikaans, il loro accento è molto particolare ma le loro caratteristiche fisiche sono molto simili al Rehoboth Basters. Vivono principalmente nella capitale e nelle altre città namibiane; alcuni di loro sono allevatori di bestiame nelle farms nel sud del paese ed una discreta comunità vive a Walvis Bay occupandosi di pesca.
I Baster discendono dalle unioni miste tra Nama e gli agricoltori olandesi della Colonia del Capo. Da sempre ferventi seguaci della religione calvinista, i Baster si stabilirono a nord del fiume Orange tra il 1860 e il 1870 per sfuggire alla pressione esercitata dai coloni boeri nel Capo e fondarono l’insediamento di Rehoboth. Benché il loro nome derivi dal termine “bastards”, questo gruppo indipendente lo usa ancora con orgoglio perché ne sottolinea l’origine mista.
La maggior parte dei Baster vive nei dintorni di Rehoboth, conducendo uno stile di vita urbano oppure dedicandosi all’allevamento di ovini, pecore e capre.
I Bianchi Sono circa 100.000 e vivono nel paese, controllano la gran parte delle attività commerciali, delle strutture turistiche e delle farms della Namibia. Molti sono di origine europee, ma la maggior parte di essi sono gli “afrikaaners” che dal Sudafrica si sono stabiliti in Namibia. Esiste una grande comunità tedesca che discende dai colonizzatori dell’800, ed un discreto numero di portoghesi, provenienti dall’Angola sfuggiti alla feroce guerra civile. In Namibia vivono circa 300.000 italiani.