• Pubblicato il:
  • Tempo di lettura: 6 minuti

Parlare della storia dell'Etiopia equivale a intraprendere un viaggio lungo e complesso contraddistinto da fasi ben definite che hanno contribuito a creare i tratti distintivi del paese di oggi.

Si parte dai primordi della specie con Lucy - per gli etiopi “Denqenash” che significa “sei meravigliosa” - e si attraversa un patrimonio culturale e antropologico di dimensioni epiche fatto di personaggi mitici, caratteri biblici, guerrieri, imperatori, preti, esploratori, eroi, popoli affamati, politici avidi, scrittori geniali, artisti unici nel panorama africano, condottieri e uomini poveri.

Una bellezza aggraziata e arcaica che non conosce tempo.

L’Etiopia possiede enormi potenzialità, importanti risorse, una cultura profonda e una storia ben più antica della maggior parte delle nazioni europee. La Ityop’iya, dal greco aith’ops - la terra degli uomini dal volto bruciato, o Repubblica Federale d’Etiopia - è lo stato più antico dell’Africa. Le popolazioni di lingua semitica in Etiopia ed Eritrea risalgono almeno al II millennio a.C..

Secondo la tradizione, la monarchia avrebbe origini bibliche con la visita della Regina di Saba al re Salomone da cui nacque Menelik, capostipite degli imperatori etiopici, che durante una visita al padre da adulto trafugò l’Arca dell’Alleanza contenente le tavole dei dieci comandamenti per portarla in Etiopia. Così il Regno di Axum - tra il IV e il I secolo a.C. – divenne un importante centro di culture e di commerci al punto da essere annoverato tra gli Imperi più potenti dell’epoca insieme a Roma, la Persia e la Cina.

La fede religiosa portata da Menelik era il giudaismo, ma nella prima metà del IV secolo il futuro vescovo d’Etiopia Frumenzio convertì il Re Ezana al cristianesimo, facendo dell’Etiopia uno Stato Copto all’interno dell’Africa.

Nel IV secolo d.C. il dominio axumita, immenso, comprendeva l’Etiopia, l’Eritrea, l’Egitto meridionale, il Sudan settentrionale, Gibuti, la Somalia occidentale e lo Yemen. Un ambasciatore dell’Impero bizantino di Giustiniano rimase sbigottito da tanta grandezza e lasciò in eredità il calendario Giuliano.

Dopo la controffensiva siriana del IV secolo, la storia dell’Etiopia si delinea per il lento declino e la conseguente frantumazione in principati autonomi. Il rapporto fra il regno di Axum e l’Islam non fu dei peggiori neppure quando gli eserciti musulmani entrarono in Egitto e in Medio Oriente: molti musulmani si rifugiarono in Etiopia, fra cui una delle mogli di Maometto che ordinò ai suoi fedeli di non combattere contro il popolo abissino.

Nel VII secolo alcuni califfi arabi inflissero il primo grande colpo all’impero, attaccandolo sulla costa, ma fu solo intorno all’anno 1000, in seguito all’invasione della regina pagana Giuditta, che Axum cadde in rovina e fu abbandonata.

La storia dell’Etiopia continua con la dinastia Zagwè che nel 1140 stabilì la capitale a Roha (antica Lalibela) che prese il nome dall’omonimo re. Narra la leggenda che la madre lo trovò nella culla circondato da uno sciame d’api: nelle antiche leggende etiopiche, la presenza di animali preannunciava la nascita di personaggi importanti per cui lo chiamò Lalibela, che significa “le api riconoscono la sua sovranità”.

Il re decise di creare una nuova Gerusalemme e fece scavare e scolpire nelle rocce incredibili chiese monolitiche. Ancora una volta la storia dell’Etiopia sfuma nella leggenda secondo cui la costruzione delle chiese fu possibile grazie all’intervento degli angeli e in effetti, vedendole, è difficile capire come sia stato possibile realizzare capolavori simili per dimensioni, maestria e concetto.

Nel XVI secolo i portoghesi scoprirono il paese: erano alla ricerca di Prete Gianni, l’uomo che avrebbe potuto aiutare i cristiani d’Occidente a sconfiggere i miscredenti. Nel 1490 l’esploratore Pero da Covilha arrivò in Etiopia con una missiva da consegnare al religioso e il Negus, nel 1507, inviò un messaggio al re di Portogallo chiedendo aiuto nello scontro con i musulmani. Nel 1520 Francisco Alvares giunse con una flotta nel Mar Rosso e lasciò un’importante testimonianza di quello che rappresentava l’Impero del tempo.

Pressata dall’Islam su tutti i fronti, con una posizione geografica delicata e importante al tempo stesso, l’Etiopia si scontrò con il Sultanato di Adal che pur essendo sotto il dominio dell’Impero, rifiutava di pagare gli annuali tributi al Negus. L’esercito di Ahmad Idn Ibrihim al-Ghazi (detto il “mancino”), formato da somali e dancali con armi da fuoco provenienti dalla Turchia, mise in grosse difficoltà l’Impero che resistesse e vinse solo grazie all’intervento dei portoghesi.

In quel periodo gli altopiani furono attaccati anche a sud dal popolo cuscitico Oromo, nello Scioa fino al Tigray, il che spiegherebbe la ragione dell’acredine tuttora viva tra la Somalia e l’attuale Etiopia.

Nel 1632 il re Fasiladas provò a riunire il paese istituendo Gondar come capitale religiosa e culturale e riempiendola di castelli e di chiese: il successivo scontro con la propaganda del clero fece chiudere il paese a tutti gli europei e ai musulmani.

Nel 1864 il Negus Teodoro II, che voleva far uscire dall’isolamento il paese, non vedendo arrivare gli aiuti richiesti dalla regina Vittoria mise in catene gli europei – una settantina circa - che vivevano ancora in Etiopia. La controffensiva fu tremenda: gli inglesi attaccarono il paese e fecero ingresso a Magdala, la capitale dell’epoca. Teodoro si suicidò con una pistola regalatagli dalla regina stessa.

L’esercito inglese saccheggiò la città portando con sé 200 muli e 15 elefanti carichi di tutti i tesori dell’Impero: i 600 manoscritti contenenti i segreti della fede e delle tradizioni abissine, il Kebra Neghest della cattedrale di Axum e l’icona del Kwerata Reesù raffigurante il Cristo con la corona di spine famosa per aver sempre accompagnato i Negus nelle loro battaglie.

Tra il 1889 e il 1913 la storia dell’Etiopia vide il Scioano Menelik II incoronato re d’Etiopia (Negus Neghesti) e stabilì la capitale ad Addis Abeba: grazie all’amicizia con l’ingegnere svizzero Alfred Ilg modernizzò lo stato introducendo la ferrovia per Gibuti, le banche, gli uffici postali, ospedali, scuole e importando biciclette e le automobili.

Appena salito al trono, nel 1889, Menelik II firmò il trattato di Uccialli: solo in seguito capì che si trattava di un’annessione al protettorato italiano e si tirò indietro. Il 1 gennaio 1890 l’Italia dichiarò l’Eritrea sua colonia, palesando l’intento di attaccare l’Abissinia.

Nel 1895 un altro duro colpo fu inflitto da ras Makonnen (padre del futuro re Haile Selassie) che sull’Amba Alagi uccise duemila uomini al comando del maggiore Toselli. A chiudere il secolo della storia in Etiopia l’epica battaglia di Adwa (1 marzo 1896) che vide le truppe italiane - guidate dal tenente generale Oreste Baratieri - sconfitte in un solo giorno. L’inadeguatezza dei mezzi e gli errori strategici commessi bloccarono per molti anni le mire coloniali italiane: durante la battaglia perse la vita Luigi Bocconi, figlio del fondatore dell’Università Commerciale di Milano, così chiamata in suo ricordo. La battaglia è rimasta d’esempio per la riscossa dei popoli africani.

La storia dell’Etiopia prosegue con ras Tafari Makonnen che nel 1917, appoggiato dall’Europa, divenne re con il nome di Haile Selassie I, ma nel 1929 Mussolini - che aspirava ad avere colonie come la Gran Bretagna e la Francia - approfittò della vicinanza con l’Eritrea e la Somalia per programmare l’invasione dell’Abissinia. Nel 1934, usando come scusa un attacco al consolato di Gondar e la scorribanda di gente armata in Eritrea, l’Italia dichiarò guerra all’Etiopia e la invase nel 1935, costringendo Haile Selassie alla fuga in esilio: nacque così l’Africa Orientale Italiana.

Nel 1940 gli italiani conquistarono la Somalia; l’anno seguente le truppe inglesi si concentrarono in Kenya per attaccare la Somalia, mentre dal Sudan pressavano per conquistare l’Eritrea. Ben presto dalla Somalia arrivarono ad Addis Abeba; gli italiani resistettero a Gondar, a Gimma, nella regione dei laghi e sull’Amba Alagi, ma in poco tempo le eroiche resistenze caddero e gli inglesi vinsero. Nel 1941 Haile Selassie tornò al potere.

Nel 1962 venne riannessa l’Eritrea, molto importante per il Negus in quanto sbocco sul mare, ma nel 1981 il suo sentimento indipendentista con il movimento FPLE (Fronte Popolare per la Liberazione dell’Eritrea) creò parecchi problemi che sfociarono in una sanguinosa e terribile guerra che condusse alla sua liberazione nel 1993, tramite referendum.

Nel 1974, ormai anziano, l’ultimo Re d’Etiopia fu deposto e iniziò un regime di tipo socialista con Teferi Benti prima e Haile Mariam Menghistu poi: quest’ultimo era molto legato sia all’ex URSS sia a Cuba e continuò il conflitto con l’Eritrea, la Somalia e l’Ogaden.

Nel 1987 fu stilata la Costituzione che fece dell’Etiopia una Repubblica popolare e democratica.

Il paese era stremato dalle rivolte, la siccità e le carestie su vasta scala: due anni dopo aver firmato il trattato di pace con la Somalia, il regime di Mengistu Haile Mariam fu scalzato da una coalizione di forze ribelli (EPRDF).

Melles Zenawi, leader del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè, restò a capo di un governo di transizione dal 1991 al 1995, quando si tennero le prime elezioni multipartitiche della nuova Repubblica Federale Democratica d’Etiopia con cui fu nominato Primo Ministro. Riconfermato alle elezioni del 2000, del 2005 e del 2010, morì nel 2012 e fu sostituito da Hailé Mariàm Desalego che rassegnò inaspettatamente le dimissioni, il 15 febbraio 2018.

La storia dell’Etiopia odierna vede Abiy Ahmed Ali, presidente dell’ODPO (Organizzazione Democratica del Popolo Oromo) ricoprire il ruolo di Primo Ministro.

Condividi Storia dell'Etiopia

Offerte recenti

Seguici sui social