A solo un’ora da Bali si trova Sumba, una delle isole della Piccola Sonda ancora pressoché intaccata dal turismo che ospita la cultura tribale più affascinante delle Nusa Tenggara (il nome indonesiano dell’arcipelago). Arida, remota e selvaggia, ma proprio per questo affascinante, Sumba riveste un grande valore dal punto di vista etnografico ed è la protagonista indiscussa di un viaggio nel tempo in quell’Oriente fatto di cordialità e curiosità, dove tutto procede a un’altra velocità e avere fretta è considerato sinonimo di scortesia.
A differenza di molte altre isole dell’Indonesia, Sumba – nota anche come l’Isola dei Cow-boys dei Mari del Sud - è rimasta radicata a una lunga serie di tradizioni ancestrali che culminano nella Pasola, un vero e proprio rito propiziatorio tramite cui si rende omaggio agli antenati al fine di ottenere un buon raccolto.
La Pasola è strettamente legata alla religione animista basata sul culto del Marapu, elemento tipico della cultura megalitica che vede interagire il mondo materiale con quello immateriale e mantiene viva questa relazione attraverso offerte e rituali. Il termine Marapu, che simboleggia quindi il mondo invisibile, indica sia gli spiriti divini sia gli spiriti degli antenati: la Pasola è destinata a entrambi per chiedere loro di portare piogge e raccolti abbondanti sull’isola.
Sulla sua origine circola una leggenda che arricchisce la storia di colore e un tocco di misticismo: si narra che il re della luna avesse una figlia, Nyala, così sensibile di fronte alla sofferenza umana da decidere di sacrificarsi per assicurare alla terra fertilità.
Sono gli sciamani a determinare il calendario delle Pasole: tra febbraio e marzo, intorno all’ottavo o al nono giorno di luna piena, con la bassa marea, sulle coste di Sumba si depositano dei vermi marini multicolore che rappresentano il corpo della principessa, portatrice di fecondità sull’isola: quando gli sciamani li trovano riversi sulle spiagge, possono fissare le date delle giostre. Dal numero di vermi trovati dipende l’esito dei raccolti: se sono numerosi si prospetta un anno di abbondanza, in caso contrario si preannunciano scarsi raccolti ed è qui che la Pasola gioca un ruolo determinante.
La cerimonia si svolge su una pianura dedicata con i gruppi avversari di cavalieri armati di lance di bambù che si affrontano e si sfidano senza tregua per onorare gli antichi guerrieri. Ogni Pasola è preceduta da una preghiera e dal sacrificio di un pollo o di un maiale che rimanda al vero scopo dell’evento: versare più sangue umano possibile in un combattimento leale.
Detto così suona raccapricciante, ma per gli abitanti di Sumba il sangue dei veri guerrieri fertilizzerà la Madre Terra concedendo loro cibo a sufficienza per affrontare l’anno in corso.
Durante il torneo, rigorosamente in sella ai sandalwood – cavalli di piccola taglia che avrebbero fatto la loro comparsa a Sumba all’inizio dell’era cristiana e che devono il nome al legno di sandalo, un tempo prodotto in gran quantità sull’isola – i cavalieri indossano i loro ikats più belli e pregiati attorno alle anche e un piccolo machete chiamato parang attaccato alla vita che spesso si tramanda di padre in figlio. Se nel corso della Pasola un cavallo viene ferito, la mala sorte si abbatte sul villaggio del cavaliere per un intero anno.
Sembra qualcosa di veramente barbaro, ma c’è sempre l’aspetto romantico: i cavalieri indossano i vestiti più belli anche perché la Pasola è un momento in cui si incontrano le ragazze. Superfluo a dirsi che chi torna a casa vincitore, non attenderà a lungo per trovare moglie!
Diana Facile
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