Visitare il Nicaragua, tra passato coloniale e natura incontaminata

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Ci sono paesi che pur avendo tanto da dire, preferiscono restare in silenzio e lasciano che a parlare siano gli altri. È il caso del Nicaragua, uno degli stati meno turistici, ma non per questo poco interessanti, dell’America Centrale. La Costa Rica attira ogni anno orde di visitatori da tutto il mondo, ignari del fatto che oltre la frontiera si nasconde un paese che non ha nulla da invidiarle e che attende solo di essere scoperto. Visitare il Nicaragua significa partire alla conquista di una terra autentica e selvaggia, ricca di tesori che diventeranno indelebili ricordi nel vostro bagaglio di viaggiatori.

I paesaggi del Nicaragua

La prima immagine che visualizzo ripensando al Nicaragua sono i suoi paesaggi, dall’Isla de Ometepe alla regione del Río San Juan (da non confondere con San Juan del Sur, località balneare affacciata sul Pacifico che grazie alle sue onde è divenuta la seconda patria dei surfisti nordamericani).

Il Nicaragua è terra di laghi e di vulcani: il Cocibolca, noto anche come Mar Dulce, è il secondo lago più vasto dell’America Latina dopo il Titicaca (tra Perù e Bolivia) e nelle sue acque ospita lo Squalo Leuca che viaggia da e verso l’Oceano Atlantico seguendo il corso del Río San Juan.

Protagonista indiscussa del lago Cocibolca è Ometepe, l’isola d’acqua dolce più grande al mondo: il suo nome è di origine nahuatl, la lingua parlata dagli Aztechi, e significa “due montagne” con riferimento alle cime dei vulcani, il Maderas (1.394 m) e il Concepción (1.610 m), che la vegliano dall’alto.

La lista dei vulcani, spesso circondati di boschi nebulosi, è lunga e variegata tra cui spiccano il Cerro Negro, il più giovane del Centro America, dov’è possibile sperimentare il brivido del volcan boarding, versione a tema dello snowboard, il Masaya, sito nell’omonimo Parco Nazionale, dalla cui cima si ammira lo spettacolo di un lago di lava in ebollizione.

Il Río San Juan è invece il regno della natura tropicale che tra la flora e la fauna esotica cela residui dell’era coloniale tra cui il Castillo, edificato dagli spagnoli nella seconda metà del XVII secolo come parte del sistema di fortificazioni lungo l’istmo centroamericano per impedire alle tribù guerriere di raggiungere la città di Granada.

Il Nicaragua e il suo passato coloniale

I conquistadores entrarono nell’attuale Nicaragua nel 1522 e nel giro di un paio d’anni sottomisero le popolazioni indigene e iniziarono l’opera di colonizzazione fondando insediamenti permanenti, tra cui Granada e León: nel 1529 il Nicaragua era, a tutti gli effetti, una colonia spagnola.

Granada ricorda vagamente Antigua Guatemala con le sue case color pastello tra cui si nascondono deliziosi patii e giardini segreti: il suo fascino va oltre le mura della città e raggiunge il lago, i vulcani, le isolette e le spiagge tutt’intorno.

León è un po’ meno appariscente, ma le sue mura traspirano rivoluzione, poesia e religione: è ritenuta il cuore intellettuale del paese per la presenza dell’università (fondata nel 1813) e l’alto numero di gallerie d’arte e musei. A 30 km di distanza si trovano i resti della città originaria, León Viejo, distrutta in seguito a un’eruzione vulcanica e iscritta dal 2000 nelle liste del Patrimonio UNESCO.

Visitare il Nicaragua e le sue spiagge

Vogliamo parlare della varietà delle sue spiagge? Da quelle selvagge di sabbia scura del versante Pacifico – con le isole che preservano gelosamente la flora e la fauna locale – a quelle paradisiache di sabbia bianca del versante caraibico affacciate sull’acqua turchese e ombreggiate da palme di cocco?

No, forse è meglio non parlarne. Non troppo almeno. Se ha scelto di restare in silenzio ci sarà un perché.

Rispettiamolo e corriamo a visitare il Nicaragua prima che cessi di essere un privilegio per pochi, un gioiello di autenticità.

Diana Facile

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