Il Gorilla di Montagna in Uganda

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La popolazione dei Gorilla di Montagna si aggira sui 700 esemplari. Sono divisi tra quattro Parchi Nazionali siti in tre diversi paesi: Uganda, Rwanda e Repubblica Democratica del Congo.

Il Gorilla di Montagna (o Gorilla beringei beringei) si differenzia dal Gorilla di Pianura (o Gorilla Beringei graueri) per le dimensioni maggiori e la testa ricoperta da lunghi peli neri attorno alla faccia anziché corti e rossicci. Si tratta di una sottospecie del Gorilla Orientale (o Gorilla beringei) e trae il nome dal capitano dell’esercito belga Oscar von Beringe che nel 1902 incontrò un piccolo gruppo di primati sui Monti Virunga e decise di immolarne un paio alla ricerca, facendoli conoscere alla comunità scientifica e al mondo intero.

La prima descrizione scientifica dei primati, ricavata da alcuni resti di gorilla morti, risale alla metà del XIX secolo: fin da subito fiorì una moltitudine di credenze e leggende sull’Uomo delle Foreste che si diceva essere mostruoso e ferocissimo anche se nessuno era mai riuscito ad avvicinarlo per studiarne il comportamento.

Per ottenere i primi risultati e le sorprendenti rivelazioni sul loro comportamento si dovettero attendere le osservazioni compiute in natura da George Schaller tra il 1959 e il 1960 e gli studi della primatologa Dian Fossey che riuscì, dapprima in Congo e poi presso la stazione scientifica di Karisoke, in Rwanda (1967), ad avvicinarli e instaurare un rapporto di accettazione e fiducia con diversi gruppi di gorilla.

Dian Fossey, morta per mano dei bracconieri che uccidevano "i suoi gorilla" sui monti Virunga, in Rwanda, mise in luce la docilità e la sensibilità di questi straordinari animali e la loro complessa e interessante etologia, utile anche per comprendere fattori della storia evolutiva dell’uomo.

I Gorilla di Montagna

Gorilla di Montagna hanno braccia lunghe e la testa grande con la fronte sporgente: quella del maschio è più marcata rispetto a quella della femmina. Hanno 32 denti, 5 dita alle mani e ai piedi con il pollice opponibile e una vita media che oscilla tra i 35 e i 40 anni.

I sensi del Gorilla di Montagna sono molto simili a quelli dell’uomo. Il maschio è più grande della femmina, il Silverback (maschio dominante dalla schiena argentata) può raggiungere i 230 kg di peso e i 180 cm di altezza, mentre la femmina arriva a un massimo di 90 kg e un’altezza di 140 cm.

Vivono in gruppi famigliari con il maschio dominante che si occupa della sicurezza e dell’integrità dei membri. Il gruppo si compone di numerose femminesub-adulti (tra i 6 e gli 8 anni d’età), piccoli sotto i 6 anni e cuccioli con meno di 3 anni ancora legati alle madri.

Sono animali timidi e riservati e per comunicare tra loro usano suoni (come grugniti e ruggiti) o gesti (si battono il pugno sul petto o si lanciano rami e oggetti). Sono inoltre molto schivi - il che li porta a evitare il contatto con l’uomo - e pacifici: gli scontri si possono verificare tra il maschio dominante e gli altri maschi, interni o esterni al gruppo, che cercano di conquistarne il posto o di rubare una o più femmine per costituire un nuovo gruppo. Sono stati comunque osservati gruppi con due maschi adulti che convivono pacificamente, magari in attesa di una scissione (come si è verificato nel gennaio del 2002 al gruppo Habinyanja, nel parco di Bwindi).

Le femmine raggiungono la maturità sessuale attorno agli 8 anni e può capitare che nel corso della loro vita cambino il gruppo di appartenenza, quantomeno fino alla prima delle loro gestazioni. Questo capita soprattutto alle femmine che si trovano ai livelli più bassi della scala gerarchica, nella speranza di ottenere un rango più alto all’interno di un nuovo gruppo. Questi spostamenti, gestiti dalle femmine, sono importanti per garantire un rimescolamento a livello genetico tra i diversi gruppi e ad abbassare le tensioni tra i grandi maschi.

All’interno di un gruppo di gorilla, la femmina alfa o dominante è solitamente quella che sta da più tempo con il Silverback dello stesso gruppo e nel corso della vita può dare alla luce e allevare al massimo 5 o 6 piccoli: considerato l’altissimo tasso di mortalità tra i piccoli gorilla nei primi anni di vita, è facilmente intuibile come questa specie abbia un tasso di crescita basso.

La giornata tipo di un gruppo di Gorilla di Montagna prevede un 33% del tempo dedicato al riposo, un 22% agli spostamenti di tutto il gruppo e il 45% alla nutrizione.

Per la ricerca del cibo, i gorilla si muovono in gruppo: generalmente gli spostamenti sono di pochi chilometri, ma si arrampicano spesso sugli alberi portandosi ad altezze elevate per raggiungere frutti o foglie particolari e per costruirsi dei rifugi in cui passare la notte. Ogni gorilla costruisce il proprio nido, ma i piccoli dormono insieme alla madre e il giaciglio del grande maschio non è mai troppo lontano.

La loro dieta è di base vegetariana: si cibano di una sessantina di specie vegetali diverse e pinte legnose in composizione. Un maschio adulto può consumare mediamente una ventina di chilogrammi di vegetazione al giorno, ma disponendo di una sola camera digestiva nello stomaco (al contrario dei ruminanti che ne possiedono quattro) ha una digestione lunga e difficile che provoca cospicue dilatazioni di stomaco e sonore flatulenze. Inoltre, essendo la dieta dei gorilla carente di vitamina B e di minerali (quali potassio e calcio), spesso la integrano con insetti, legno in stato di putrefazione e sali minerali che ricavano triturando e ingurgitando rocce prelevate in grotte e siti a loro noti, che si tramandano di generazione in generazione.

I gorilla sono animali straordinari, simili all’essere umano (con cui condividono circa il 98% del patrimonio genetico) e al contempo diversi e misteriosi: di fatto, sono studiati solo da una trentina d’anni.

Per avere un’idea più precisa della vita del Gorilla di Montagna, si consiglia la lettura di Gorilla in the Mist di Dian Fossey (da cui è tratto l’omonimo film).

Le famiglie dei Gorilla di Montagna

In Uganda sono quattro le zone in cui si possono vedere i Gorilla di Montagna, ognuna delle quali ha le sue famiglie che sono state abituate alla presenza dell’uomo. Il processo di habituation dura circa due anni: le varie famiglie sono seguite dai trekkers che gli stanno dietro dall’alba al tramonto per controllare i loro movimenti e cercare le strade migliori da proporre ai visitatori affinché li possano raggiungere nel minor tempo possibile.

Nella zona di Buhoma, la migliore dal punto di vista logistico e di spostamenti, vivono tre famiglie:

  • Habinyanja: la prima a essere stata presentata ai turisti. Il suo nome deriva dalla parola locale nyanya che significa corpo d’acqua perché la prima volta che fu avvistata si trovava vicino a una palude;
  • Mubare: la famiglia più vecchia, abituata all’uomo dal 1993;
  • Rushegura: formatasi dopo che un esemplare di Silverback allontanato dalla famiglia Habniyanja si unì a questo gruppo che inizialmente prese il nome di Habinjanya 2, ma presto fu cambiato in Rushegura dal nome locale di una pianta che abbonda nella zona dove si spostano i gorilla. Si tratta di una famiglia calma che in passato ha attraversato il vicino confine con il Congo per poi stanziarti definitivamente nel Bwindi Impenetrable Forest National Park. Durante gli spostamenti alla ricerca di cibo, sono soliti avvicinarsi nel vicino villaggio di Buhoma, con grande gioia dei viaggiatori.

Nella zona di Rujha ci sono due famiglie adattate: la Bitukura (il cui nome deriva dal fiume dove furono avvistati la prima volta, iniziata alla visita dei turisti nel 2007) e la Oruzogu (l’ultima a essere stata abituata all’uomo, nel 2012). La zona di Rujha si trova a 40 km circa da Buhoma:

Nella zona di Nkuringo si trova l’omonima famiglia, adattata nel 2004, che in passato ha creato non pochi problemi alle comunità vicine perché spesso i gorilla passavano a distruggere coltivazioni e prodotti locali. Dopo essere stata abituata al turismo, con l’aiuto dei ranger e dell’UWA (Uganda Wildlife Authority) per il controllo dei suoi movimenti, anche i locali hanno tratto benefici.

Nella zona di Nshongi ci sono due famiglie di Gorilla di Montagna: la Nshongi, il gruppo più grande che fu lanciato al turismo nel 2009 e deve il suo nome al fiume dove fu trovato la prima volta, e la Mishaya, una sorta di costola staccatasi dalla famiglia Nshongi.

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