Annidato tra i due colossi dell’Himalaya - India e Cina - ma ben lontano dai sentieri battuti, il Bhutan è un paese dalla storia singolare che si distingue per i paesaggi mozzafiato e la gentilezza leggendaria della sua gente.
Un paese poco più grande di una noce in un paniere che si è aperto al turismo solo di recente – era il 1974, non sono passati nemmeno cinquant’anni - e attuando una politica di chiusura verso il mondo esterno è riuscito a proteggersi dall’invasione massiccia di stranieri preservando la cultura e l’autenticità dei luoghi. Ancora oggi un viaggio nella Terra del Drago Tonante è un’esperienza unica, riservata a pochi privilegiati.
Tra le tante perle che il Regno del Bhutan conserva gelosamente, troviamo il Monastero di Taktsang situato a una decina di chilometri dalla città di Paro, nella parte ovest del paese.
La Tana della Tigre, come potrebbe essere tradotto il suo nome, è il monastero più famoso di tutto il Bhutan – nonché uno dei più venerati di questa parte di Asia – e consta di un complesso di templi arroccati su una falesia a 900 metri d’altezza rispetto alla Valle di Paro e a 3.120 metri sul livello del mare. La vista panoramica di cui si gode da lassù è impressionante, specialmente in primavera quando la sottostante valle si colora di rododendri in fiore.
Il Monastero di Taktsang vanta origini leggendarie. Si narra infatti che fu costruito nel luogo in cui Guru Rinpoche (il padre del Buddismo in Bhutan) giunse dal Tibet a dorso di una tigre per salvare gli abitanti della valle da un demone che insediava la zona. Si dice inoltre che Rinpoche avrebbe in seguito deciso di fermarsi a Taktshang a meditare - nella stessa grotta - per tre anni, tre mesi, tre giorni e tre ore.
E fu qui, attorno alla caverna di Taktsang Senge Samdup, che nell’anno 1692 il Druk Desi del Bhutan Gyalse Tenzin Rabgye fece costruire quella che sarebbe diventata una delle principali icone culturali del paese. L’odierno Monastero di Taktsang è in realtà una ricostruzione realizzata a seguito dell’incendio divampato presumibilmente per un corto circuito il 19 aprile 1998. Buona parte del complesso andò distrutto ma i lavori di ricostruzione furono eseguiti nel totale rispetto dell’originale. Un capolavoro architettonico dal valore inestimabile non solo per la peculiarità della posizione geografica ma anche per la bellezza e l’eleganza della struttura portante.
Il Monastero di Taktshang è tutt’oggi un importante centro di pellegrinaggio in tutta la regione himalayana e regala, a fedeli e non, il privilegio di vivere la spiritualità ad alta quota di fronte a paesaggi d’eccezione. Questa la ragione per cui è universalmente ritenuto uno dei tesori più mistici e misteriosi del pianeta.
Certo, raggiungerlo è piuttosto arduo – mediamente più di due ore in salita su un percorso vertiginoso fatto di ripidi tornanti che costeggiano la falesia – ma la presenza dei devoti lungo il cammino rende l’esperienza a dir poco gratificante e una volta in cima gli sforzi fatti si dileguano magicamente lasciando il posto a un’atmosfera di pace e serenità. La sua unicità sta proprio in questo, nell’atmosfera di pace e serenità che sembra avvolgerlo da tempo immemorabile e che irradia tutto ciò che lo circonda. E per quanto difficile possa apparire il raggiungerlo, ancora di più sarà il lasciarlo...
Diana Facile
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