Il Rwenzori Mountains National Park, in Uganda

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Il Rwenzori Mountains National Park ha una superficie di 998 km2 e un’altitudine che si spinge fino ai 5.109 metri di Punta Margherita. Dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, è stato scalato per la prima volta da un esploratore e alpinista italiano.

L’ambiente è quello tipico delle alte montagne africane: dai boschi alle foreste di bamboo e le eriche arboree fino ai 3.500 metri di altezza, dove si afferma la vegetazione afro-alpina con lobelie giganti e seneci.

All’interno del Rwenzori Mountains National Park si trovano varie specie animali tra cui il leopardo, l’irace degli alberi, l’elefante di foresta, il colobo dell’Angola, il gatto selvatico, le blue monkeys e gli scimpanzé. Tra gli uccelli segnaliamo il turaco del Rwenzori, l’avvoltoio degli agnelli e l’aquila nera.

La catena montuosa del Rwenzori raggiunge con la cima del Monte Stanley i 5.109 metri di altezza e con altre 24 cime supera i 4.000 metri; è presente un ghiacciaio che alimenta il più importante fiume africano e sei gruppi montuosi che fanno del Rwenzori il terzo massiccio africano per altezza e importanza, dopo il Kilimangiaro e il Monte Kenya (ma prima del Ras Dashan e delle vette etiopiche). Si sviluppa per oltre un centinaio di chilometri lungo l’odierno confine con la Repubblica Democratica del Congo, raggiungendo una larghezza di media di una cinquantina di chilometri.

L’origine del Rwenzori non è di tipo vulcanico: spinto da forze sottostanti si innalzò durante la formazione della Rift Valley 10 milioni di anni fa. Pur non essendo il massiccio africano più alto, costituisce il gruppo di cime innevate più imponente e complesso: diversamente dal Kilimangiaro e dal Monte Kenya, non è costituito da un singolo cono vulcanico ma da sei montagne separate, ognuna con il proprio ghiacciaio, il che ne fa una riserva d’acqua dolce di proporzioni epiche, in grado di alimentare con i suoi affluenti tutti i grandi bacini della regione, incluso lo stesso fiume Nilo.

La grande quantità d’acqua e l’umidità presente sul massiccio ha favorito lo sviluppo della vegetazione rigogliosa. Sui pendii più bassi, fino ai 1.800 – 2.000 metri, si trovano alcune coltivazioni, ma per lo più sono ricoperti dall’erba elefante. Sopra questa quota si trova la foresta montana con un misto di alberi e felci circondate da orchidee che danno rifugio e sostentamento alle comunità di animali più numerose. Questa è la zona in cui si trova la maggior concentrazione di animali: 70 specie di mammiferi e oltre 170 specie di uccelli. Più in alto, sopra i 2.500 metri, si sviluppa la foresta di bamboo che ospita anche eriche arboree e lobelie, mentre tra i 3.000 e i 3.800 metri si afferma la vegetazione tipica dell’alta montagna equatoriale dove il numero elevato di specie endemiche è imputabile all’intensità dei raggi solari, alla temperatura media piuttosto bassa e alla grande escursione termica tra la notte e il giorno.

A quote così elevate è interessante notare il modo in cui le piante si adattano all’ambiente e alle condizioni climatiche estreme, come le rosette giganti delle lobelie e dei seneci – che raggiungono tra i 6 e gli 8 metri di altezza - o le pelurie che avvolgono foglie e fiori di diverse specie vegetali. In questa fascia si assiste anche allo sviluppo di muschi e licheni su tutte le superfici, dai sassi ai rami degli alberi; i mammiferi sono scarsi, ma durante la notte si possono udire le grida penetranti delle procavie o degli iraci, immaginando di trovarsi sotto gli occhi indagatori del rarissimo leopardo.

Il Rwenzori Mountains National Park è stato riaperto al pubblico nell’estate del 2001, dopo anni di tensioni politiche con la Repubblica Democratica del Congo, ed è oggi possibile organizzare trekking fino a raggiungere le vette, consigliati solo a scalatori esperti e ben allenati, oltre che equipaggiati. Le strutture all’interno del parco e l’organizzazione delle guide e del corpo di sorveglianza migliorano costantemente e si stanno portando avanti progetti di sviluppo per le comunità locali: alcuni di questi coinvolgono le popolazioni, promuovendo attività redditizie come l’apicultura l’orticultura biologica.

La popolazione che vive alle pendici del Rwenzori Mountains National Park è principalmente di etnia Bakonjo, una tribù del ceppo bantù la cui lingua, il lukonjo, sembra essere piuttosto antica. Piccoli di statura, ma forti e resistenti al freddo e alla fatica, i Bakonjo sono diventati gli sherpa del Rwenzori e fanno da portatori e guide durante le spedizioni sul massiccio. Buona parte dei Bakonjo che accompagnano i turisti nei trekking non dispone di calzature, capi d’abbigliamento e attrezzature tecniche adatte all’alta montagna, ciò nonostante sono dei forti camminatori, oltre che ottimi portatori. Sono inoltre amichevoli e sinceri, sempre pronti ad aiutare e a prendersi cura dei loro ospiti. È un gesto gradito offrire loro una piccola mancia, oltre al compenso stabilito prima della partenza, o lasciargli indumenti e attrezzature che possono agevolarli nel lavoro.

Dopo la riapertura del parco al turismo, l’UWA (Uganda Wildlife Authority) ha riaffidato al RMS (Rwenzori Mountaineering Services che ha il suo centro accoglienza presso il paese di Nyakalengija, da cui generalmente partono i trekking) l’organizzazione delle escursioni e la manutenzione delle strutture, della sicurezza, dei soccorsi e dell’assistenza ai visitatori.

 

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