La flora dell'Uganda

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La foresta equatoriale occupa solo una piccola parte dell’Uganda e si concentra prevalentemente sulle pendici della catena del Ruwenzori, con alcune aree verdi attorno ai laghi centrali. La flora dell’Uganda varia quindi di regione in regione: in questa parte del paese si trovano mogani, iroko e piante a fusto alto sotto cui prolifera un ricco sottobosco, mentre laddove la foresta è stata abbattuta o distrutta a causa degli incendi boschivi, si è assistito alla ricrescita di un insieme impenetrabile di liane, felci e bambù che hanno generato la cosiddetta foresta secondaria.

Il paesaggio dell’Uganda si presenta variegato e in continuo cambiamento: si passa dalle sponde fertili e lussureggianti del lago nel sud-est alle lande semidesertiche del nord-est.

Il manto vegetale si compone di lembi ormai ridotti di foresta pluviale – con la presenza di cedri, mogani e podocarpi – e le vaste savane arborate ed erbose come le Pennisetum purpureum (nota anche come erba elefante) che al nord si trasforma in arbusti grazie alle piogge scarse e al clima più asciutto.

Nella zona del Ruwenzori la vegetazione cambia con il variare dell’altitudine: sopra i 3.000 metri prolifera una flora ricca di seneci e lobelie, seguita da pascoli e praterie fino ad arrivare alle nevi, poco prima di raggiungere i 5.000 metri.

Attorno ai corsi d’acqua delle aree meno piovose si è sviluppata la foresta a galleria, habitat privilegiato di ippopotami e coccodrilli ma anche di insetti portatori di malattie, tra cui la zanzara Anopheles (malaria) e l’Aedes aegypti (febbre gialla).

L’introduzione del Giacinto d’acqua nelle acque del Lago Vittoria, e di conseguenza nella flora dell’Uganda, ha rappresentato una seria minaccia per l’ecologia del lago per l’esistenza delle popolazioni che vivono sulle sue sponde. La pianta acquatica di provenienza amazzonica, che galleggia sulle acque del bacino lacustre ricoprendone la superficie, si sviluppa e cresce rapidamente e in quantità, ostruendo le vie di comunicazione e creando strati così fitti da impedire alla luce di filtrare in profondità, con la conseguente morte della fauna ittica.

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