La salvaguardia degli scimpanzé in Uganda

  • Pubblicato il:
  • Tempo di lettura: 2 minuti

Gli scimpanzé (Pan troglodytes) costituiscono uno dei tre membri della famiglia delle grandi scimmie che vivono in Africa, insieme ai gorilla e ai bonobo o scimpanzé pigmei (geneticamente i più vicini alla nostra specie). Un quarto membro di questa famiglia è rappresentato dagli orangutan che vivono nel continente asiatico.

Un tempo gli scimpanzé popolavano tutta la fascia equatoriale del continente nero e si stima che verso la fine del XIX secolo nelle foreste africane dell’area ci fossero circa 2 milioni di esemplari.

Il loro comportamento somiglia sotto diversi profili a quello dell’uomo: i legami a lungo termine tra gli individui di una famiglia, il prolungato periodo di dipendenza dei piccoli dalla madre, la gestualità comprensiva di abbracci, baci, strette di mano e pacche sul dorso, così come le capacità intellettive (che consentono la costruzione e la manutenzione di strumenti) ed espressive (che gli permettono di comunicare emozioni come la gioia, la paura, la tristezza, la felicità o l’apprensione) li avvicinano molto all’essere umano.

Sfortunatamente l’habitat degli scimpanzé è stato in gran parte distrutto ed è tuttora gravemente minacciato dall’espansione delle comunità urbane e dalla distruzione delle foreste per ricavare legname pregiato e spazi per le coltivazioni. Inoltre, la diffusione di malattie - quali l’ebola e altre infezioni (che possono essere trasmesse anche dall’uomo) - ha aggravato la già minacciata situazione della specie.

Oggi gli scimpanzé sopravvivono solo in una ventina di paesi, per lo più suddivisi in nuclei frammentati e in gruppi isolati: si stima che la popolazione totale si aggiri tra gli 80.000 e i 100.000 esemplari allo stato libero. Si ritiene inoltre che senza un’adeguata ed efficace protezione, la specie sia destinata a estinguersi nel giro di una quindicina d’anni.

In alcuni paesi, come per esempio la Repubblica Democratica del Congo, gli scimpanzé si cacciano per essere mangiati (la cosiddetta bushmeat) e in altri paesi africani sono oggetto di traffici illeciti destinati a collezionisti e laboratori di ricerca occidentali e asiatici. Per ogni giovane scimpanzé che riesce a sopravvivere in cattività, se ne contano almeno venti che muoiono a causa delle condizioni tremende in cui vengono segregati e trasportati, oltre al trauma che subiscono per il distacco dalla madre e dal gruppo famigliare (che nella maggioranza dei casi, viene eliminato sul posto).

Purtroppo, anche in un paese attento al patrimonio naturale come l’Uganda, gli scimpanzé cadono vittime delle trappole dei bracconieri poste sui sentieri per catturare cinghiali e piccoli ungulati ed ecco spiegato perché sono nella lista delle specie minacciate. Molti Stati, anche se non tutti, li proteggono in nome dei regolamenti CITES (Convention for International Trade of Endangered Species).

Come sostiene da anni la nota primatologa Jane Goodall che ha profuso tanto impegno per la conservazione della specie, quando gli scimpanzé non esisteranno più avremo perso qualcosa di noi esseri umani perché capire meglio loro permette di capire meglio anche noi stessi.

Condividi La salvaguardia degli scimpanzé in Uganda

Offerte recenti

Seguici sui social