La storia dell'Uganda

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La storia dell'Uganda è lunga e complessa e inizia ben prima della colonizzazione, quando la Perla d’Africa era sotto il controllo di clan familiari molto potenti appartenenti a diversi gruppi etnici tra cui si possono annoverare i regni Bugunda, Toro, Bunyoro e Nkoro con i Bahima, dediti alla pastorizia, che dominavano la maggioranza degli agricoltori Bairu.

Il regno più potente e longevo fu quello dei Bunyoro. ma nella seconda metà del XVIII secolo fu soppiantato dal regno di Buganda che prese il dominio.

Nel XIX secolo i mercanti arabi dediti al commercio dell’avorio e degli schiavi esplorarono queste zone, seguiti a ruota dai primi esploratori europei tra cui Speke che vi arrivò per vedere le sorgenti del Nilo sulle sponde del Lago Vittoria. Gli ultimi anni del XIX secolo si caratterizzano per i numerosi scontri interni e la crescente instabilità.

La colonizzazione dell’Uganda

La colonizzazione di stampo britannico dell’attuale Uganda iniziò con la British East Africa Company che nel 1891 firmò un trattato con il sovrano dei Buganda, il regno più potente, aggiudicandosi il controllo di un’area dell’attuale paese. Nel 1984 l’amministrazione fu affidata direttamente al Governo Britannico che ne definì i confini e ne fece un protettorato con l’annessione del Bunyoro, dell’Ankole e del regno dei Toro (1896).

I conflitti interni vennero apparentemente sopiti dalla Pax britannica, in realtà era in atto una dura repressione nei confronti delle popolazioni locali: si definì un sistema amministrativo di tipo coloniale europeo con contee, controllate da commissari (molto vicini al governo britannico), comuni e parrocchie.

Il paese si sviluppò con alcune diversità sostanziali tra il sud e il nord: il primo crebbe e si arricchì di grandi infrastrutture migliorate grazie alla redditizia produzione agricola, mentre il nord fu sfruttato per la manodopera e l’impiego dei soldati nell’esercito. Negli anni Venti, a causa delle crisi mondiale, molti europei vendettero i propri possedimenti alla comunità asiatica di nuova ascesa.

Il popolo iniziò a prendere atto della necessità di affermare la propria indipendenza ed autonomia, cambiando il corso della storia dell'Uganda.

Storia dell'Uganda: Indipendenza e Dittature

Il sovrano del Buganda, essendo a capo del popolo più potente del paese, pretendeva una posizione privilegiata, se non addirittura indipendentista, dal resto della Stato, ragion per cui il governatore Sir Andrew Cohen, per evitare problemi, lo fece deportare in Inghilterra dichiarando lo Stato d’emergenza.

Nel 1955 il kababa (sovrano nella lingua locale) tornò in patria per firmare un accordo con cui dichiarava il Buganda parte del Protettorato ugandese. Fu un atto dimostrativo inutile perché qualche anno dopo, nel 1962, quando l’Uganda dichiarò l’Indipendenza, il Buganda continuò a mantenere una certa autonomia: il capo del governo, Milton Obote, e il sovrano ottennero un ruolo molto simile a quello di un monarca costituzionale.

Ebbe inizio un periodo di guerre civili con gli stati confinanti in quanto Obote mirava al potere assoluto: nel 1963 depose il Presidente, che andò in esilio, e prese in carica tutti i poteri diventando il capo dello Stato con l’appoggio del generale Idi Amin, a capo dell’esercito. Gli anni a seguire sono tristemente noti per la violenza e la continua repressione con cui Obote mantenne il potere, scalzato nel 1971 da Idi Amin che, illudendo il popolo con la vana promessa di un governo democratico, ne prese il posto con un altro colpo di stato.

Idi Amin cancellò sia i diritti civili sia la possibilità di svolgere qualsiasi tipo di attività politica, trasformandosi in un sovrano feroce e sanguinario. Finì con l’espellere la ricca comunità asiatica e gettò il paese in un periodo di fame, arretratezza e instabilità continua e crescente.

Gli unici interlocutori di quel periodo della storia dell’Uganda erano l’Unione Sovietica e la Libia con Gheddafi che era un grande amico del dittatore; i soli aiuti pervenuti furono di tipo militare e ben presto il paese finì allo sfacelo, con il collasso dell’economia.

Migliaia di ugandesi e molteplici specie animali furono sterminati: fu una carneficina gratuita in un regime di terrore.

La caduta del regime e il ritorno di Obote

Nel 1978, con la scusa di una banale e remota disputa territoriale, Amin decise di invadere la Tanzania, ma subì una disfatta colossale che consentì alle truppe nemiche di occupare l’Uganda, saccheggiandola, e definì la totale sconfitta del regime. Il dittatore fuggì dapprima in Libia e poi in Arabia Saudita dove morì, a Jeddah, il 16 agosto 2003.

Nel 1979 salì alla presidenza un docente universitario, Yusuf Lule, sostituito poco dopo da un altro generale a sua volta deposto da Paul Mwanga che portò il paese alle elezioni nel dicembre del 1980. Le elezioni furono però truccate e Milton Obote, con il partito UPC, tornò a governare l’Uganda.

L’attuale presidente, Yowei Museveni, si mise al comando della National Resistance Army presidiando le zone del sud del paese a lui più congeniali. Furono anni di guerriglie, torture e cattivo governo, ma ben presto la resistenza divenne un gruppo armato ben organizzato. Nel frattempo, nel luglio del 1985, il posto di Obote fu preso da un altro dittatore, Okello.

Yoweri Museveni e la nuova storia dell'Uganda

Davanti all’organizzazione dell’esercito di Museveni, Okello firmò un trattato di pace che non impedì all’NRA di entrare in capitale e dichiarare Yoweri Museveni il nuovo presidente, colui che avrebbe cambiato il destino e la storia dell'Uganda negli anni a seguire.

Museveni si impegnò a firmare accordi di pace e amnistie con le restanti fazioni della guerriglia, restaurò strutture e servizi del paese per incentivare la ripresa economica, produttiva e sociale, accordò il rientro del kababa, sovrano del Buganda, e la restaurazione degli altri regni, seppur in forma rappresentativa, come segno di apertura dell’Uganda. Richiamò le ricche comunità asiatiche restituendo i beni sottratti durante il regime e si impegnò nell’incentivare gli investitori stranieri e nello stabilizzare le regioni di confine.

Fu lui a ridare impulso al turismo in Uganda, puntando sulla possibilità di poter vedere il gorilla di montagna: metà della popolazione mondiale dei primati vive infatti nei parchi ugandesi.

La sensazione che si prova oggi girando per il paese è di tranquillità e sicurezza: l’Uganda non vuole più che il suo nome sia associato a dittature e spargimenti di sangue dei regimi passati. La crescita economica e l’amicizia con i paesi occidentali garantiscono la democrazia crescente e la stabilità interna.

Yoweri Museveni è stato rieletto alla presidenza nel 2021.

 

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