Situato sulla costa orientale dell’India e affacciato sul Golfo del Bengala, l’Orissa è un piccolo scrigno che trabocca di gemme preziose come dimostrano l’edificazione di alcuni dei templi più belli e venerati della religione induista e la presenza di antiche popolazioni autoctone di origine dravidica che, confinate nelle aree più remote, hanno mantenuto intatto il retaggio culturale e tradizionale dei loro avi. Un pezzo di India ancora quasi pressoché intoccato dal turismo che merita ben più di un pensierino. Ecco quindi sei ragioni per visitare l'Orissa – sono molte di più ma non amo le liste infinite fini a se stesse – sperando, come sempre, di solleticarvi l’appetito!
Bhubaneshwar, il capoluogo dell’Orissa
Il celebre romanziere statunitense Mark Twain – per dare il giusto peso a questo nome, l’autore de Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn - definì Bhubaneshwar come una delle meraviglie del mondo.
E in effetti non è facile resistere al fascino degli oltre centro templi hindu edificati tra la metà dei secoli VIII e XIII nel capoluogo dello stato dell’Orissa, tra cui merita una menzione speciale il Lingaraj Temple, un complesso risalente all’XI secolo dedicato a Tribhuvaneshwar, il signore dei tre mondi, che con l’impressionante torre centrale alta 55 metri rappresenta la quintessenza dell’architettura Kalinga.
Il Tempio del Sole di Konarak
Dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1984, il Tempio del Sole di Konark è un edificio religioso risalente al XIII secolo edificato – in granito – dal re Narasimhadeva in onore di Surya, la divinità induista del sole.
Qui il linguaggio della pietra supera il linguaggio dell’uomo
Rabindranath Tagore
L’edificio, ritenuto uno dei monumenti più straordinari dell’India per il suo significato religioso, appare come la massima espressione dell’architettura Oriya: decorato con sculture e bassorilievi, il Tempio del Sole ha la forma di un carro montato su 24 ruote e trainato da sette cavalli affinché la divinità possa realizzare il suo viaggio giornaliero nella volta celeste. Un’opera d’arte d’inestimabile valore non solo per l’India ma per il mondo intero.
Jagannath Temple di Puri
Il Jagannath Temple di Puri è una delle quattro importanti mete di pellegrinaggio che nella vita un induista deve visitare per ottenere la liberazione dai peccati e la salvezza eterna. Dedicato al signore Jagannath, monarca supremo dello stato dell’Orissa nonché rappresentante di tutte le divinità dei culti religiosi nell’ambito dell’Induismo, il Jagannath Temple è il luogo in cui si realizza la massima integrazione tra correnti religiosi differenti.
Il tempio, circondato da ben trenta santuari e alto la bellezza di 65 metri, rappresenta un altro splendido esempio di architettura Kalinga. Purtroppo solo gli induisti possono accedere al tempio ma la sua struttura è ben visibile dalla cima dell’Emar Matha, un edificio sito vicino alla porta orientale.
Rilassarsi sulle sue splendide spiagge
Con 500 chilometri di costa tra spiagge di sabbia finissima bagnate dall’acqua turchese, orlate di palme e disseminate di minuscoli villaggi, l’Orissa è sicuramente il luogo ideale in cui trascorrere qualche giorno fuori dal mondo, con i pescatori che ritirano le loro reti e i tramonti che sembrano avvolti da un’aurea di spiritualità.
Assistere a uno spettacolo di danza Odissi
La danza Odissi, sinuosa e sensuale, affonda le radici nelle danze rituali eseguite nei templi dell’antica India del Nord. Una danza sacra, quantomeno fino all’arrivo degli Inglesi che ritenendola sinonimo di degenerazione morale imposero un nuovo senso della civiltà e del pudore lasciandola inesorabilmente scivolare nell’oblio.
La danza Odissi rappresentata oggi è il prodotto di una rinascita degli anni Venti del XX secolo grazie al movimento riformatore di studiosi e appassionati che le diedero un nuovo impulso come stile di danza classica dal taglio fortemente teatrale.
Grotte di Udaigiri e Khandagiri
Le grotte di Udaigiri e Khandagiri, dal nome delle colline su cui sono situate, forniscono una breve panoramica della storia dell’Impero di Kalinga e della religione Jain. La tradizione vuole che siano state scolpite per gli asceti giainisti nel I secolo a.C. e sono artisticamente molto interessanti, specialmente la Grotta delle Regine (Ananta, Grotta 3) che presenta fregi scultorei di donne, elefanti, atleti e oche trasportanti corone di fiori.
Diana Facile
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