Due giorni speciali, tra Haridwar e Rishikesh

  • Pubblicato il:
  • Tempo di lettura:

All’aeroporto di Delhi il pulmino privato ci sta già aspettando con i sedili roventi e l’afa dell’aria condizionata fuori uso. Quasi un’ora per lasciare la città caotica, immensa, affascinante. Il viaggio trascorre lento ed appiccicaticcio mentre una pianura fertile, ricca e verdeggiante di palme ed eucalipti, scorre dai finestrini. Qualcuno si addormenta, spossato dal mal di montagna sofferto sugli alti passi del Ladakh, qualcun altro semplicemente si rilassa, in quest’ultimo scorcio di vacanza!

Con il naso appiccicato al vetro incontri unici: una giovane ragazza in sari pascola capre in un prato elegante come una principessa, bimbi si rincorrono fra carretti di mango e banane nel mercato rosso di angurie e peperoncino. La strada si fa umida, in un anticipo di monsone, mentre camion strombazzanti si sorpassano evitando cani e mucche.

E’ quasi sera quando giungiamo a Haridwar, mentre strisce arancioni, come gli abiti dei Sadhu, gialle di saggezza e variegate di amorevole rosso, accompagnano il sole al tramonto. Il Bramino suona la conchiglia, a lungo e con forza, ad annunciare il rito serale in riva alla Ganga, la Madre purificatrice che aspetta i suoi figli! Essi scorrono con devozione come un lento fiume verso il luogo di potere, in un pellegrinaggio a cui ci uniamo in questa calda serata di giugno.

La nostra attenzione si ferma sul volto luminoso di un padre mentre bagna nel fiume la sua figlioletta dagli occhi di cerbiatto, nuda e ridente in un grande gesto d’amore. Poco distante la mamma li osserva serena e felice, penso:”è proprio una bella famiglia”! Giovani induisti, più per gara che per devozione, si lanciano nella corrente per raggiungere la riva opposta mentre anziani, con serietà e concentrazione, compiono le loro abluzioni stretti alle catene.

Nel buio della sera grandi riflettori illuminano la zona sacra, altoparlanti annunciano preghiere e canti, qualche fedele si asciuga e cambia l’abito, sui banchetti si vendono luci e doni per la Grande Madre. Ancora immersioni purificatrici, folla… tanta folla e noi, spettatori di una grande fede, che non ci appartiene ma che ci stupisce ed emoziona.

E’ ormai buio! Nella notte, punteggiata da rare luci di abitazioni e dai fari dei veicoli, il nostro pulmino risale le colline del pre–Himmalaya, dove la pianura fa posto alle alture fitte di alberi di una natura lussureggiante.

Rishikesh ci appare la mattina dopo nella sua unicità: sul ponte piccole scimmie, sentinelle affamate e provocatrici, esigono un pedaggio in noccioline, mentre sull’altra sponda sorgono scuole di Yoga, Ashram, templi, negozi. Cani randagi e cornacchie svolazzanti frugano fra le immondizie e sui banchetti colorati si mercanteggiano rosari di sandalo e di Rakshasa, il seme di Shiva, statuine di divinità, spezie profumatissime di cardamomo e cannella. Incontriamo mercanti e devoti, bramini e mendicanti... Il profumo dolce di fiori tropicali e d’incenso ci riempie le narici mentre camminando evitiamo escrementi e pozze d’acqua.

Le acque della Ganga oggi si presentano limacciose, stanno trasportando a valle il fango della recente pioggia. Assorta, la osservo scorrere e il mio pensiero va lontano, dove non sono mai stata, ad un posto magico dove le acque nascono dalle rocce aspre della montagna: fredde e cristalline, immacolate e pure lacrime di Parvati.

Nel primo tratto del suo percorso, dopo essere nata dal grembo generatore della terra, immagino la “Ganga” come una giovane donna irruente e vigorosa; ancora non sa dominare i suoi impulsi e si muove con foga ed impeto giù per ripidi pendii.

Arrivando in pianura si quieta come donna matura a dar vita sulle sue sponde a città e fertilizzando immensi campi, purificando povere spoglie arse, abbeverando magri animali o splendide tigri e possenti elefanti, trasportando carogne e relitti. Arrivando al delta vicino al mare ed alla conclusione del suo viaggio è ancora generosa ed ospitale, straripando nel periodo dei monsoni dona il suo limo alla campagna, ospita villaggi, vi si rifugiano gru e gazzelle!

Del suo splendore però ben poco rimane, inquinata e scura com’ è.  Ora pensa già all’ Oceano, ma l’Oceano non le fa paura! Attende con gioia il suo grande mortale abbraccio perché sa che il mare e il fiume e le nuvole e la pioggia sono un tutt’ uno: la stessa acqua dell’origine del mondo!

Sa che tornerà, nuova pioggia e nuovo fiume, a purificare l’India con carezza di donna: Ganga–Ma!

Barbara Albini

[caption id="attachment_9635" align="aligncenter" width="600"]

Rishikesh ALBINI B
PhotoCredits by Barbara Albini[/caption]

Condividi Due giorni speciali, tra Haridwar e Rishikesh

Offerte recenti

Seguici sui social