Dopo anni di attesa e una partenza mancata all’ultimo momento, finalmente Viaggitribali è tornato in Iraq. Un viaggio che è molto più di una destinazione: è un ritorno al cuore pulsante della civiltà, dove la storia si intreccia con l’umanità e le rovine millenarie convivono con la vita quotidiana. Da Bassora al Kurdistan, passando per le paludi mesopotamiche, le città sacre e Babilonia, abbiamo scoperto un Iraq diverso, lontano dai cliché e vicino all’anima. Un itinerario intenso, profondo, che si è concluso con la celebrazione del Now Ruz, il capodanno curdo, in un'esplosione di colori, sorrisi e dignità.

Dopo tre anni di fermo, finalmente si riparte. Questa volta la destinazione è una di quelle che fanno tremare i polsi: l’Iraq. Era previsto in ottobre, ma a pochi giorni dalla partenza il volo è stato cancellato per motivi di sicurezza. Il viaggio è saltato, ma non la voglia di partire. Ed eccoci qui, marzo 2025, con un itinerario ancora più ricco: dal sud al nord, da Bassora fino al Kurdistan, in tempo per celebrare il Now Ruz, il capodanno curdo.
Il viaggio inizia con qualche incertezza, tra visti elettronici discussi al check-in e il timore di uno sciopero nazionale. Ma una volta superati gli ostacoli, la rotta è tracciata. A Bassora l’impatto è forte: un hotel moderno, strade a più corsie, traffico vivace ma ordinato. Nulla a che vedere con l’immagine preconfezionata di un paese pericoloso. Anzi.
La visita al mercato del pesce è un tuffo nell’autenticità. Nessun turista, solo la gente del posto che sorride e chiede da dove si arriva. Fotografare è un piacere, gli sguardi sono aperti, complici. È un bagno di realtà, di umanità vera. Poi si passa alle Shenashil Houses, le antiche case ottomane: legno scolpito, balconi sporgenti, il tempo che scolora i muri ma non la memoria.
A Bassora parte anche una crociera sullo Shatt al-Arab, dove si avvista la villa di Saddam Hussein, oggi presidio militare. È strano vedere l’eco del potere da una barca che scivola lenta sull’acqua. L’emozione è palpabile.
Il giorno dopo si raggiungono le paludi mesopotamiche. Una barca lunga e sottile solca acque calme, circondate da giunchi e bufali semisommersi. Si attracca su un isolotto di canne dove vive una famiglia. Niente elettricità, né acqua corrente. Solo silenzio, vento e sorrisi. La madre offre il tè, i bambini ci osservano con stupore. Si entra in un altro tempo. Un tempo che resiste, che vive.
Da lì a Ur e Uruk, la culla della civiltà. Gli ziggurat si ergono nel silenzio del deserto, le tavolette cuneiformi parlano ancora. Camminare su quelle pietre è come aprire un libro antico e trovarci scritta la propria storia. Il passato non è polvere: è presente.
Poi Najaf e Kufa, cuori pulsanti della spiritualità sciita. Le moschee dorate, le pareti rivestite di specchi, i tappeti che coprono ogni spazio. La devozione è profonda, totalizzante. Si prega, si piange, si tocca il sacro con le mani. L’impatto è forte, per chi viene da una cultura in cui la fede è spesso silenziosa. Qui è viscerale.
A Babilonia, tra mura ricostruite e rovine millenarie, la mente corre veloce. I giardini pensili, Nabucodonosor, Alessandro Magno. Camminare lungo quelle mura, soli, è un privilegio raro. E poi su, verso il nord, tra paesaggi desertici e villaggi incastonati tra le colline.
E infine, il Kurdistan. L’accoglienza cambia, si fa più festosa. Si arriva in tempo per il Now Ruz, il capodanno curdo. Le strade si riempiono di colori, di canti, di danze. I costumi tradizionali brillano al sole, le bandiere sventolano alte. Il fuoco, simbolo di rinascita, arde nei villaggi e nei cuori. È un popolo che ha sofferto ma non si è mai piegato. Partecipare al Now Ruz è molto più che osservare una festa: è condividere un’identità.
Tornare da un viaggio così non è facile. L’Iraq non è solo un paese da visitare, è un’esperienza che ti abita. Un viaggio che scuote, che sorprende, che ti ricorda cosa significa veramente “andare fuori rotta”.