Kumba Mela ad Allahabad - INDIA

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Note dal diario di viaggio del Kumba Mela ad Allahabad 2001 (India)

Varanasi:  la città più sacra dell’India dove le persone giungono apposta per morire perché se la morte ti sorprende nel raggio di sessanta chilometri da qui, sei liberato dal ciclo perpetuo della reincarnazione da Shiva e la tua anima è assorbita per l’eternità nel paradiso di Brahma. Dopo il tramonto c’è la preghiera nella piazza centrale davanti al ghat con trombe e tamburi, un rito con fuoco e acqua del Gange. I sadhu sono in meditazione. All’alba, in barca, arriviamo davanti al Manikarnika ghat dove cremano i cadaveri. Gli addetti alla cremazione appartengono ad una casta particolare, si chiamano chandala o “sorveglianti della morte”. L’accensione della pira spetta al figlio primogenito, le ceneri poi vengono disciolte nel Gange insieme ai fiori e ai lumini per le preghiere. Qui c’è anche la casa delle vedove dove queste donne, che non vengono accolte nella casa del figlio, vanno a vivere elemosinando per strada. In India vivono circa trentacinque milioni di vedove! Hanno il capo rasato cosparso di cenere e stanno sulle scalinate vicino ai templi per chiedere l’elemosina insieme a storpi e lebbrosi. Lungo la strada che porta ad Allahabad incontriamo molti pellegrini che a piedi raggiungono la città dove, nella periferia, inizia l’enorme tendopoli realizzata apposta per la festa del Kumba Mela.

Kumba Mela: prima dell’alba camminiamo insieme ai pellegrini fino al Sangan, cioè alla confluenza dei due fiumi, Gange e Sipra. La spiaggia è stracolma di gente. Intere famiglie, con nonni, nipoti, cugini e zii, hanno viaggiato per giorni interi per arrivare qui, bagnarsi nel Gange, e poi tornare a casa portandosi dietro qualche tanica d’acqua sacra. Sembrano famiglie al mare sul litorale romano! I bambini si tuffano, giocano, urlano come ovunque nel mondo. Le donne preparano il pranzo per l’intera famiglia scoprendo gli innumerevoli pacchi e ceste che hanno con sé. Uomini anziani fanno asciugare al vento i loro dhoti bianchi. Qui ci sono migliaia di persone eppure c’è molta tranquillità. Ogni famiglia ha trovato il suo spicchio di spiaggia dove sistemare le sue cose. La festa del Kumba Mela di Allahabad di quest’anno è molto importante perché dopo centoquarantaquattro anni Giove è tornato tra Ariete e Toro, Sole e Luna sono di nuovo in congiunzione nel segno del Capricorno e Giove distanzia il Sole di centoventi gradi. In genere la festa del Kumba Mela è festeggiata in quattro città diverse, a seconda della congiunzione astrale che si ripete ogni dodici anni.

Le altre città sacre sono Hardwar, Ujain e Nasik. Secondo la leggenda ad Allahabad, alla confluenza dei due fiumi, sarebbe caduta una goccia di nettare degli dei. Tradizione vuole che la liberazione personale si possa ottenere con la partecipazione a tre Kumba Mela successivi. L’ultima celebrazione qui si svolse nel 1989 e vide quindici milioni di pellegrini. Quest’anno la festa, che durerà dal 9 gennaio al 22 febbraio, prevede la presenza di una folla di circa settanta milioni di persone! A Lourdes si cerca il miracolo, qui semplicemente si vive, ci si affida agli dei. “Forse per ignoranza di riti mi sembrava che tutto fosse abbandonato a una serena improvvisazione e che quella gente sentisse la religione come una gioiosa baraonda, che il rapporto fra umano e divino avesse un profondo legame con l’odore di sterco e di urina cui lì non si sfuggiva. Si dice che l’occidente sia materialista, ma in verità non sa niente di materia, per questo sa così poco di spirito” (nota 1).

Note

  1. da “Ultima India” di Sandra Petrignani Baldini & Castoldi 1996, pagg. 63-64

Foto e testo di Letizia Del Bubba

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Photo Credits@Letizia Del Bubba[/caption]

 

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