L’economia namibiana si basa soprattutto sull’allevamento, il turismo, la pesca, l’industria mineraria. L’agricoltura è legata alle risorse idriche ed è sviluppata soprattutto nel nord più fertile e ricco d’acqua e nell’estremo sud, al confine con il Sud Africa, lungo le rive del fiume Orange.
L’agricoltura. I più importanti proventi sono dovuti dalla coltivazione del Miglio, grano, mais, arachidi, fagioli, cotone e sorgo, principalmente coltivati al nord più ricco d’acqua. Qui gli impianti di irrigazione sono alimentati dai fiumi Kunene e dallo Okavango, mentre nel resto del paese, dove non ci sono fiumi perenni, esistono alcune dighe che formano dei grossi bacini, in grado di sfruttare per lungo tempo l’acqua piovana e sorgiva.
Allevamento. Nelle zone dell’alto piano centrale l’allevamento dei bovini è la principale attività delle farms, mentre pecore e capre sono più numerose al sud. Il bestiame solitamente viene esportato vivo in Sudafrica, oppure macellato in loco; in questo caso la carne, generalmente di manzo, viene esportata dalla Comunità Europea. Gli agnelli “karakul” vengono allevati per la pregiata pelliccia, soprattutto al sud. L’allevamento degli struzzi si sta sviluppando rapidamente ed è un settore molto redditizio poiché, oltre alla carne ottima e quasi completamente priva di grassi, la pelle e le piume vengono vendute al mercato della moda.
Industria mineraria. E’ sempre stata un pilastro dell’economia namibiana, soprattutto grazie all’estrazione di diamanti. Ora le miniere su terraferma vanno esaurendosi ed i diamanti si cercano setacciando il fondo del mare; esistono diversi impianti di recupero in mare aperto gestiti da grandi compagnie diamantifere marine. Il sottosuolo della Namibia è ricchissimo ed esistono importanti miniere di rame, piombo, zinco magnesio, cadmio, pirite, arsenico, argento ed oro. Ci sono cave di marmo e di granito e si trovano molte pietre semipreziose come l’agata, l’ametista, la tormalina, l’occhio di tigre, il quarzo rosa, l’acquamarina, il granato, il calcedonio e il dioptasio. Nel deserto del Namib, non lontano da Swakopmund, esiste la più grande miniera di uranio e cielo aperto del mondo: la miniera Rossing. Aperta nel 1976 è la quarta produttrice nel mondo e fornisce l’8% dell’intera produzione mondiale. Nonostante il crollo della richiesta di uranio nel mondo, la miniera Rossing continua ad essere attiva ed impiegare più di mille persone. Un’importante produzione tra Swakopmund e Waivis Bay è quella del sale marino, con oltre 400.000 tonnellate l’anno.
La pesca. La Namibia si colloca tra i primi dieci paesi al mondo nell’industria internazionale della pesca. Le fredde acque dell’oceano Atlantico sono ricchissime di naselli, acciughe, sardine, alici, sgombri, sogliole, arringhe, tonni, oltre ad altri numerosi pesci che vivono in questo mare. Gustosissime e molto numerose sono le aragoste di roccia e le ostriche di Luderitz e Swakopmund. Al largo della costa ci sono delle piattaforme artificiali per raccogliere il guano dei numerosissimi uccelli marini presenti nell’area, utilizzato poi nella preparazione dei fertilizzanti.
Il turismo. Dal 1990, anno dell’indipendenza, il turismo ha avuto un notevole incremento, sviluppandosi rapidamente soprattutto negli ultimi dieci anni. Le bellezze naturali del paese, sommate ad una rete di strutture alberghiere di standard decisamente alto, richiamano turisti da tutto il mondo. In Namibia esistono 26 parchi e riserve naturali che coprono il 15% circa del territorio con all’interno rest-camp ( campeggi) ben attrezzati, funzionali e molto puliti. Il numero dei lodge, soprattutto di lusso, è notevolmente aumentato negli ultimi anni; il livello medio di pensioni, alberghi e guest farm (fattorie e tenute in cui è possibile alloggiare) è comunque molto alto ed offre gli stessi confort delle strutture alberghiere presenti in Europa. Esiste un organismo che controlla il livello della qualità delle strutture delle compagnie di safari ed i prodotti offerti dai tour Operator. Il turismo italiano è in crescita continua con un incremento stimato del 15/20% all’anno.