Situata alla confluenza tra i fiumi Gange e Brahamaputra si trova la Città-Moschea di Bagerhat, una delle destinazioni assolutamente da non perdere nel corso di un viaggio in Bangladesh. Un luogo mistico e leggendario che nel lontano 1985 l’Unesco ha iscritto nelle liste del Patrimonio Mondiale dell’Umanità decretandone il valore storico, artistico e culturale accanto alle Rovine del Vihara Buddista di Paharpur (nel distretto di Nagaon) e alla Foresta di mangrovie di Sundarbans (la più grande al mondo, classificata dal WWF come eco-regione).
La Città-Moschea di Bagerhat, nota anche come Città-Museo per il gran numero di edifici religiosi in essa contenuti, rappresenta una preziosa testimonianza dell’architettura indo-mussulmana in mattoni tipica del delta del Gange.
L’antica città, che all’epoca della sua fondazione suonava al nome di Khalifatabad, fu edificata nel XV secolo dal generale turco Ulugh Kahan Jahan, erede di una lunga dinastia di guerrieri animati da un’ardente passione religiosa che risaliva all’epoca delle grandi conquiste islamiche. Subito dopo la sua morte, nel 1459, Khalifatabad rimase abbandonata a se stessa e insidiata per secoli dalla fitta vegetazione bengalese. Ciò nonostante i monumenti della Città-Moschea di Bagerhat – sullo sfondo di un quadro naturale mozzafiato fatto di piccoli villaggi e laghi bucolici di bellezza inenarrabile - hanno conservato il loro aspetto originario e trasmettono ancora una piacevole sensazione di serenità impregnata di spiritualità.
Un’opera suggestiva sia per la densità di monumenti religiosi islamici – oltre 360 unità su un territorio che supera di poco i 50 km2 – sia per la qualità delle infrastrutture (strade, vicoli pavimentati, ponti e un efficace sistema di raccolta e drenaggio dell’acqua) che rivelano la padronanza perfetta della pianificazione urbana e la volontà di ridefinire gli spazi attraverso uno stile architettonico unico nel suo genere. La lunga autonomia del Bengala ebbe forti ripercussioni sull’arte sviluppatasi attraverso forme espressive proprie che si alimentavano di tradizioni locali di origine indù sovrapposte alla cultura arabo-persiana dei conquistatori mussulmani. Una città che per oltre 500 anni ha lottato contro una natura ostile manifestando la stessa volontà di eternità profusa dal suo fondatore nel far attecchire l’Islam nel cuore delle foreste bengalesi.
Ancora oggi la Città-Moschea di Bagerhat è uno dei luoghi di culto più importanti di tutto l’Oriente e numerosi pellegrini vi si recano ogni anno per rendere omaggio al mausoleo di Khan Jamal Ali che secondo la leggenda fu fatto costruire dallo stesso generale prima di morire e che riporta incisi sul basalto nero alcuni versi del Corano.
Tra i monumenti più importanti di Bagerhat – la cui peculiarità è la struttura urbana priva di qualunque tipo di fortificazione resa inutile dalla protezione naturale offerta dalla fitta rete di
Sundarbans - spicca la moschea Shait Gumbad, famosa per le sue 77 cupole e per il grande spazio destinato alla preghiera. Si tratta di una delle moschee più antiche del paese. All’epoca della sua costruzione fungeva da centro religioso, scuola coranica e luogo di assembramento per la corte di Khan Jamal Ali e simboleggia ancora oggi l’età d’oro del Bengala.
Diana Facile
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