Situato nella zona nord orientale dell’India, al confine con il Myanmar, in quella che viene definita la Terra delle Sette Sorelle – sette Stati creati tra il 1947 e il 1987 per rispondere alle forti specificità etnico-culturali delle popolazioni locali – il Nagaland (Terra dei Naga) ospita tra le aspre e impervie montagne sedici tribù che pur presentandosi differenti nella cultura, nelle tradizioni e nel linguaggio, condividono il medesimo retaggio culturale ancorato ai riti di passaggio e di fertilità, alla consuetudine di tatuarsi viso e corpo, al ricorso a una simbologia animista e megalitica e a una forte tradizione di guerre tribali.
Una delle regioni meno battute dal turismo dove la straordinaria ricchezza etnica e l’incredibile varietà di credenze e folklore sono rappresentative dell’identità Naga così lontana dall’immagine classica dell’India che ci può regalare un viaggio in Rajasthan, o in Kerala, giusto per fare qualche esempio.
Le difficoltà di collegamento con il resto del paese hanno consentito ai Naga di preservare l’ambiente in cui vivono, a stretto contatto con la natura di cui rispettano i ritmi e da cui traggono la principale fonte di sussistenza. Fino alla fine degli anni Settanta del XIX secolo i Naga vissero isolati dal mondo, poi arrivò un gruppo di antropologi che iniziò a studiarli e ne documentò minuziosamente usi e costumi, riti e tradizioni, artefatti culturali e ornamenti. Quelli che oggi sono pacifici agricoltori un tempo erano guerrieri bellicosi e sanguinari noti come cacciatori di teste che praticavano sacrifici umani e coltivavano il culto dei crani e i trofei di capelli. Per loro, tagliare la testa dei nemici e trascinare i corpi nei villaggi di appartenenza era un atto intimamente connesso ai riti di passaggio dei giovani all’età adulta, ma non solo. I trofei umani facilitavano l’accesso all’aldilà e garantivano una connessione con l’energia vitale che si propagava alla famiglia, al clan e all’intero villaggio. Una pratica comune e corrente fino agli anni Sessanta del secolo scorso che è stata formalmente interdetta dalle autorità Naga – federali e religiosi – nel 1991.
Per favorire l’interazione tra i differenti gruppi che vivono sul territorio il Governo del Nagaland ha istituito nel 2000 l’Horbill Festival che si tiene ogni anno, nei primi dieci giorni di dicembre, al Naga Heritage Village di Kisama, vicino alla capitale Kohima. Lo scopo del festival è far rivivere e proteggere la cultura locale mettendone in risalto sfarzo e tradizioni e a tal fine tutte le tribù del Nagaland si lanciano in spettacolari esibizioni di colore, danze e musica. Il festival è anche un tributo al maestoso uccello della famiglia Hornbill, ampiamente diffuso nelle foreste del Nagaland, che è ammirato dalla popolazione dei Naga per la prontezza, l’agilità, la grandiosità e la magnificenza dei suoi colori.
Sicuramente un altro modo per conoscere l’India o forse un altro volto dell’India, tutto da scoprire.
Diana Facile
India, Nagaland e Hornbill Festival – viaggio di gruppo con l’esperto dal 28 Novembre al 12 Dicembre 2019 (scopri il viaggio)