Tra le rovine di Persepoli, la capitale dell’antica Persia

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La città di Persepoli (50 km a nord di Shiraz) affonda le sue radici tra il 520 e il 518 a.C. quando re Dario I, appartenente alla dinastia degli Archemenidi, decise di dare al suo Impero un nuovo assetto territoriale attraverso l’istituzione di un luogo che esprimesse il potere del Regno rappresentandone gli aspetti politici, religiosi, sociali e culturali. Fu così che nacque Persei, la città dei persiani - meglio nota con il nome greco di Persepolis - di cui oggi restano sfortunatamente solo poche rovine a raccontare lo splendore e la sensibilità artistica di uno degli Imperi più potenti del Mondo Antico: la città, ampliata per mano dei successori di Dario I (Serse, Ataserse I e Ataserse 1II) nel corso del IV secolo a.C., fu invasa nel 330 a.C. dalle truppe di Alessandro Magno che la misero a ferro e fuoco decretandone il lento e inesorabile declino.

Costruita alle pendici del Monte Rahmat (il Monte della Misericordia) da operai e artigiani provenienti da tutte le regioni dell’Impero – da cui deriverebbe la varietà di stili che la contraddistingue come espressione dei gusti dei differenti popoli del vasto territorio – Persepoli fungeva da luogo rituale in cui celebrare cerimonie dal profondo significato simbolico. Era qui che, in coincidenza con l’equinozio di primavera, si svolgevano i festeggiamenti per il Nowruz, il capodanno persiano, che esprimeva rinnovamento e rinascita e non è un caso che lo storico Diodoro Siculo l’abbia definita come “la città più ricca sotto il sole”, rappresentazione dell’imponenza e della forza dell’Impero Achemenide. Dello stesso avviso sembra essere stata l’Unesco che nel 1979 ha iscritto il sito di Persepoli nelle liste del Patrimonio dell’Umanità.

Quello che vediamo oggi è solo il pallido ricordo della gloria della città che rimase sepolta per secoli da sabbia e polvere fino a quando, nei primi decenni del XIX secolo, una serie di scavi la riportarono alla luce rivelando al mondo intero il riflesso della sua magnificenza.

Le scalinate monumentali e i raffinati rilievi (che a differenza delle metope e dei fregi greci non narravano una storia ma evocavano il potere e la grandezza della dinastia reale attraverso processioni di guerrieri e offerenti), così come le porte imponenti e i graziosi colonnati che potevano raggiungere i 20 metri di altezza, sono oggi i fedeli testimoni dello splendore raggiunto dal Regno di Persia, mentre gli edifici in rovina attestano il suo rapido e inarrestabile declino.

Diana Facile

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