Verde tè (India del Sud e Sri Lanka, 1989 - India del sud)
Madras: difficile immaginare luoghi più luridi dove abitare e fogne più affollate di bambini a giocare. Le mosche si affollano nell’aria pregna di odori. Le vacche sacre vagano tranquille tra il caos di risciò e biciclette, carri trainati da buoi da lunghe corna colorate e autobus assordanti. Donne ad ogni angolo di strada vendono collane di gelsomini da portare al tempio. Al tramonto, sulla spiaggia, tornano i pescatori con le loro barche.
Mallapuram: un tempio in riva al mare al crepuscolo. Un angolo di quiete visitato da qualche europeo che ha deciso di vestire il dhoti di Gandhi e vagabondare per le vie sacre a Visnhu.
Tirucalicundaram, Kallipuram, Canchipuram: sari colorati delle donne che si lavano nelle vasche prima di portare le offerte al dio. I bramini, dopo essersi fatti pagare, bruciano con olio sacro le offerte dei fedeli e cospargono loro la fronte di cenere. Coi piedi nudi sulla pietra infuocata da un sole implacabile entriamo, e l’elefante del tempio, dipinto in onore agli dei, ci benedice con la sua proboscide. Qui i templi sono costruiti secondo l’arte dravidica, ad ogni punto cardinale c’è una torre, o gopuram, completamente scolpita con tutte le genti dell’India e tutti i loro dei. Tra le torri, le mura,che racchiudono lo spazio dedicato alle offerte, le statue degli dei, le vasche d’acqua per le abluzioni e i colonnati dove si fermano i pellegrini provenienti da lontano. Arrivano famiglie intere, hanno i viveri, le stuoie di paglia dove dormire, le rupie per le offerte ai mendicanti. Il paesaggio è arido, il sole inclemente prosciuga tutto costringendo le donne dei villaggi a percorrere chilometri a piedi con le loro brocche di ottone sulla testa per procurarsi l’acqua. Eppure per strada hanno un andare principesco, aggraziato nonostante la fatica.
Trichy, Madurai e i suoi sarti di strada, Trivandrum, entriamo nello stato del Kerala e un verde lussureggiante ci circonda. Alti palmeti tra risaie e canali d’acqua, molte donne curano le pianticelle di riso con l’acqua fino ai polpacci, i sari colorati punteggiano il verde dei campi.
A Quilon incontriamo il mondo dei pescatori: un tanfo di pesce ci toglie il respiro. Gli uomini di bassa statura e scuri di pelle trasportano ceste enormi sulle spalle contenenti pesce e ghiaccio. Chi parla di “passività indiana” dovrebbe toccare il sudore di questi corpi, così minuti ed esili trasformati in bestie da soma. Qui assistiamo ad uno spettacolo di teatro Kathakali in un grande capannone. E’ un misto di danza, teatro, pantomima su base narrativa, nato dall’esigenza di diffondere in forma popolare il messaggio religioso, le gesta degli déi e degli eroi del poema epico indù Ramajana. Nel danzatore, che assume anche ruoli femminili, assumono importanza straordinaria ogni muscolo ed ogni fremito del corpo, che esprimono le emozioni. I caratteri morali sono identificati dal colore del trucco, che dura almeno un’ora. Gli dei e gli eroi indossano il colore verde. Il teatro Katakhali rappresenta lo scontro fra déi e demoni, il conflitto fra vero e falso. Saliamo su un treno a vapore con le rotaie a cremagliera che ci porterà fino a duemila metri nel piccolo paese di Oothy, tra le piantagioni di tè, l’oro verde che ha reso ricco l’impero britannico, il simbolo della rispettabilità inglese. Il macchinista ha il dorso e la faccia nera di fumo, ad ogni fermata, che sono numerose, si pulisce la faccia con uno straccio ancora più nero per tergersi il sudore. Le colline sono morbide e lussureggianti, l’aria è tersa e fresca. Attraversando un parco naturale scorgiamo un gruppo di elefanti selvaggi che si nasconde nella foresta al nostro passare. Amo gli elefanti, con quei piccoli occhi vivaci e attenti che vedono tutto… Era la mia prima visita in India, ero stanca del caldo, dello sporco e dei mendicanti sempre addosso con le loro preghiere. Quando mi trovo là quasi ho voglia di scappare e quando sono tornata a casa non vedo l’ora di tornarci!
Testo e foto di Letizia Del Bubba
[caption id="attachment_11349" align="alignnone" width="363"] Photo@Credits by Letizia Del Bubba[/caption]